Rai schiacciata dal suo partito interno
Se il presidente sarà Petruccioli o un altro, non cambierà certamente il futuro assetto del sistema televisivo italiano. Noi stiamo qui a discutere da mesi e mesi sui nomi del presidente e del direttore generale, mentre l'Europa prende le sue decisioni senza di noi. Il guaio della Rai? Proprio il partito Rai capitanato da Giulietti. È devastante. Fa solo battaglie di principio, senza pensare che il mondo della Tv, fuori dall'Italia, va avanti senza di noi. E se non corriamo ai ripari, altro che «pacchi» tra Rai e Mediaset... Verranno entrambe schiacciate da Murdoch e dai colossi della comunicazione come Telecom». Gianni De Michelis, segretario del Nuovo Psi, in questi mesi ha lavorato sodo sull'argomento Tv, ma non per ottenere una direzione di rete o una vicedirezione generale della Rai, ma per fare in modo che l'Italia arrivi alle prossime riunioni europee mettendo sul tavolo della revisione delle direttive del sistema Tv, una posizione netta e condivisa del paese. A breve scadenza infatti verranno rivisti i principali assetti normativi che informano le Direttive Europee sui sistemi comunicativi. Ci sono date, scadenze, scelte editoriali e industriali che non si possono rinviare. Occorre una strategia chiara e obiettivi determinati che certo non possono essere individuati in un perenne Far West. Onorevole De Michelis, perché siamo rimasti indietro? «Perché ci fermiamo alle nostre beghe interne, senza guardare a cosa accade al panorama internazionale. Ora le regole vanno cambiate. La direttiva europea e dell'89, entro dicembre avremo quella nuova. È cambiato completamente il contesto: dalle trasmissioni via etere si è passati alle piattaforme digitali, alle trasmissioni via cavo e ai satellitari...È necessaria una regolamentazione, ma sarà solo una frontiera del cambiamento. Ci sarà tensione e noi rischiamo di restare emarginati...». Lei che cosa propone? «L'Italia ha una duplice opzione: accettare le scelte di Paesi dell'Unione oppure contribuire al processo decisionale esprimendo un chiaro interesse nazionale in un settore strategico per il futuro e per la competitività del sistema produttivo». Si spieghi meglio. «Parliamoci chiaro, sul terreno dell'innovazione tecnologica non possiamo competere davvero con i grandi network, ma sui contenuti noi battiamo tutti. Il nostro vantaggio è enorme anche se continuiamo a mandare in onda format importati, come il Grande fratello, invece di produrre magari fiction sull'arte o sulla moda come ci chiedono dall'estero. Anche il calcio italiano ha un potenziale competitivo eccezionale. Peccato che abbiamo la sostanza, ma non sappiamo usarla». Voi del Nuovo Psi che cosa state facendo? «Abbiamo pensato di dedicarci alla costruzione di una posizione italiana definita con regole e proposte. Da tempo abbiamo avviato le consultazioni in due direzioni: i vari broadcaster da una parte e il governo dall'altra». Che tempi ci sono? «Strettissimi ormai. Entro il 5 settembre bisogna avere la proposta unitaria e completa. Quindi i giochi sono quasi fatti. L'agenda europea è ricca di sviluppi e già segna sul taccuino il primo appuntamento: il 20 e 21 settembre, a Liverpool, 500 tra i principali broadcaster europei si incontreranno per confrontare e rivedere i punti chiave della direttiva europea. Ma già dalla prossima settimana sarà nota la posizione UE e si aprirà una fase di confronto in cui ciascuno cercherà di affermare il proprio specifico interesse. Dare alla Rai i suoi vertici e chiarire le direttrici del sistema nazionale non è più rinviabile».