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Rai, invece del presidente subito il dg

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Petruccioli bacchetta il ministro: «Si prenda le sue responsabilità». E Del Noce si salva in extremis

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Mentre non si riesce a superare l'impasse sul presidente e tra maggioranza e opposizione da una parte e tra il ministro Siniscalco e la Vigilanza dall'altra, c'è una gara allo scaricabarile su come e chi nominare dopo aver già silurato Monorchio e Malgara, ecco che il Cda della Rai è del tutto intenzionato a nominare il direttore generale quanto prima. La «svolta» è maturata ieri mattina nel corso del pre-consiglio al settimo piano. I consiglieri erano del tutto intenzionati a procedere ad alcune nomine importanti. Pare che soprattutto i consiglieri Rognoni e Rizzo Nervo puntassero alla sostituzione del direttore di RaiUno Del Noce con il suo vice Donacattin. Alla base di questa scelta ritenuta «urgente» da alcuni consiglieri la questione dei «pacchi» di RaiUno e i problemi con la Endemol, gli ascolti in discesa e le critiche di altri direttori sulla sua gestione di rete. Il mini-ribaltone già in agguato però è stato subito sconsigliato da chi lo ha ritenuto non opportuno vista la situazione di transizione, con in più un direttore generale «ereditato» e ancora non confermato da questo. A questo punto la svolta, maturata anche dopo l'audizione di Saccà e l'accordo sulla conduzione Fazio-Teocoli per Affari tuoi. Meglio fare al più presto il direttore generale, in modo da procedere alle nomine operative. Una decisione vista da alcuni come una presa di posizione dei consiglieri («gelosi») dell'alleanza inedita Curzi-Cattaneo. Dopo tre ore di riunione rovente, i consiglieri hanno dato mandato all'unanimità a Curzi e Urbani affinché si accordino con Siniscalco per procedere alla nomina del direttore generale. La soluzione più breve sarebbe quella di confermare Cattaneo, che potrebbe passare a maggioranza, anche se il dg avrebbe avuto ora un'offerta concreta alla guida di Terna. Alfredo Meocci pare che non supererebbe il 6 a 2, mentre su Giancarlo Leone darebbero l'ok, ma non è detto che accetti. Dulcis in fundo Giovanni Minoli, l'outsider e Monorchio proposto da Giulietti. La palla ora passa a Siniscalco che già ieri ha dovuto fronteggiare la Vigilanza e una drappello di dipendenti Rai piazzati con cartelli, bandiere e volantini davanti a San Macuto. E se entro settembre il presidente non arriverà, lo sciopero è sicuro. In Vigilanza Siniscalco, alla fine, chiede che siano gli stessi commissari a fornirgli i criteri di scelta per il presidente «condiviso». Insomma, il ministro vuole l'identikit del presidente. Ma il presidente della Vigilanza Petruccioli, unico vero candidato ancora in piedi al vertice della Rai, si inalbera. «L'azionista di riferimento si prenda le sue responsabilità. Se proprio vuole sapere che cosa ne pensiamo può parlare con ciascuno di noi...». Insomma, va in onda lo scaricabarile. Siniscalco replica che «non spetta all'azionista, ma ai Poli trovare un'intesa sulla presidenza Rai e tuttavia l'intenzione dell'Economia è fare di tutto perchè si raggiunga un accordo, anche prima del 4 agosto». Poi replica all'Unione, rivendica la bontà delle sue scelte, in particolare la designazione di Monorchio. Con un vertice incompleto però sottolinea il ministro, un'azienda normale non può andare avanti, tanto più se si avvia alla privatizzazione. Ma se Siniscalco boccia la proposta di Landolfi di cambiare i criteri di nomina del vertice, chi non ci sta ai richiami del ministro è sempre Petruccioli: «L'azionista deve prendere i contatti giusti con esponenti politici dei due Poli per ipotizzare nomi per la presidenza Rai e vedere su quali è possibile raggiungere un accordo».

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