Bnl, Abete voleva i suoi nemici più ricchi

Luigi Abete decide di limitarsi a denunciare i gap di trasparenza che a suo avviso caratterizzano l'operazione Unipol sulla banca romana. Tiene fede all'impegno preso con stampa e si presenta ai cronisti nel giorno forse più difficile della sua presidenza a Via Veneto. Per il resto nessun addio e nessun cedimento sulle proprie posizioni. A Giovanni Consorte che gli aveva mandato a dire «Abete può dire ciò che vuole» risponde con apparente fair play: «gli ho telefonato, mostrando un ruolo pro-attivo, spero di parlargli presto e di concordare con lui le iniziative utili per la Bnl». Ssubito dopo riconosce che il prezzo offerto è più elevato del dovuto («anche per merito mio e della banca che avevamo denunciato il rischio di una discriminazione»). Ma il prezzo giusto non è 2,7 euro (quello proposto dall'opa Unipol) ma quei 2,9 euro che sarebbero dovuti con un'opa concorrente, che resta la risposta più opportuna, secondo il presidente della Bnl, in una logica di mercato. È da qui che Abete diventa più incisivo: sarebbe opportuno che le autorità, Isvap, Consob e Bankitalia valutino subito se il prezzo è congruo e l'offerta Unipol fattibile. Dovrebbero farlo presto perchè solo così renderebbero effettivamente competitive l'opa di Bologna con l'ops (offerta pubblica di scambio) del Banco di Bilbao, che intanto langue. Abete non cita mai Fazio, anche quando il riferimento è esplicito. Se fosse un vigile urbano, il banchiere-imprenditore sceglie una metafora da codice della strada per Bankitalia, dovrebbe seguire norme più precise per regolare «tempi, sorpassi e incroci». Ma la reazione del regolatore non sorprende Abete che sa, confessa alla stampa, che i suoi rapporti con quell'istituzione si sono deteriorati dopo che il 27 ottobre 2004 ha chiesto a Bankitalia «formale ricevuta» per la richiesta di autorizzare l'aumento di capitale della Bnl poi varato a novembre. Una prassi non in uso e non seguita fino a quel momento, che ha «incrinato i rapporti», ma ha impedito a Via Veneto di finire «vittima del furbo di turno». Anche alla fine mantiene il fair play. Gli costa forse fatica, ma annuncia: «vogliamo chiarezza e trasparenza, non tecniche dilatorie», se la magistratura riterrà di intervenire lo farà autonomamente. Abete dice di parlare a titolo personale, ma interpretando il pensiero degli azionisti storici di Bnl, il Bbva, ma anche Diego Della Valle che oggi ha manifestato lealtà nei confronti del Patto e Generali, che oggi dopo il consiglio hanno mantenuto equidistanza tra le offerte, ma la scelta a vantaggio di quella «oggettivamente» più vantaggiosa lascia prevedere che la quota del Leone prenderà alla fine la strada per Bologna. Segno che la partita sta per chiudersi.