FINI accetti le scuse.
La leader dei giovani di An, Giorgia Meloni (vicina a Gasparri e ancor di più a La Russa) avverte: «Sentire queste dichiarazioni fa male e soprattutto non fa bene al partito. Le polemiche interne non aiutano in un momento come questo. Non giustifico La Russa, Gasparri e Matteoli - dice Meloni - ma riflettiamo anche sul fatto che la stampa si è divertita a giocare su questo, a creare problemi, zizzania. Una cosa è certa - avverte - il leader è Fini. Ma An ora deve recuperare la fierezza di sè, la sua consapevolezza. Dopo le regionali, abbiamo assistito a una sorta di sindrome della sconfitta certa. Non è così. Dobbiamo reagire», è l'invito di Meloni. Un vecchio del partito, invece, Gustavo selva avverte: «Fini si deve dimostrare generoso nei confronti dei dirigenti e accettare le scuse, in particolare Gasparri e La Russa». Per il senatore Michele Bonatesta «la morale della vicenda che ha visto coinvolti tre colonnelli eccellenti di An "beccati" a vomitare veleni contro Fini, è che la leadership di An non è in discussione: ad essere in discussione è la credibilità di quei colonnelli, sempre gli stessi, che davanti a Fini e nelle sedi deputate del partito fanno i finiani, e appena il presidente di An si gira cercano di pugnalarlo alle spalle, tramando contro di lui». «Insomma, - osserva Bonatesta - i problemi che attanagliano An non si risolvono con la finta unanimità registrata anche all'ultima assemblea nazionale o con le cene tra Fini e i colonnelli, ma con l'unità e la coesione vera, soprattutto sul territorio, dove il problema sono i marescialli dei colonnelli e i caporali in attesa di promozione, che stanno facendo di tutto per allontanare l'elettorato dal partito e quindi da Fini, che del partito è il leader».