Dal Perdono al Tempo libero, le poltrone inutili di Prodi e C.
In Calabria c'è una commissione regionale tripartita, nel senso che ha tre componenti. E una per il piano di sviluppo regionale. Ma c'è anche un comitato per la qualità e la fattibilità delle leggi. E un organismo di vigilanza che «svolge attività di verifica del, l'efficacia della legislazione region ale in relazione agli obiettivi posti dalla programmazione regionale, suggerendo possibili modifiche e particolari iniziative legislative finalizzate a una migliore efficacia delle norme regionali». In Campania pure le commisioni sono passate da dodici a diciotto. E qui c'è il comitato per le pari opportunità e la consulta femminile. C'è il comitato degli ex consiglieri regionali e il comitato ex presidenti, come se fossero due compiti distinti e separati. E poi c'è la Puglia, ma non scherza neanche l'austera Toscana o il cortese Piemonte. Insomma, sarà stata anche l'applicazione del federalismo, ma la larga vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni regionali ha coinciso con una moltiplicazione delle sedie e delle poltrone a livello locale. Dei posti di sottogoverno, dei posticini, degli strapuntini. Per non parlare delle auto blu e degli uffici stampa. Per quello calabrese, infatti, si prevede una bella informata di assunzioni: quindici in arrivo, più persone di quanti ne ha l'ufficio stampa della Lombardia che pur sempre ha cinque volte gli abitanti della regione meridionale. Per non parlare degli assessorati al nulla, all'effimero, all'inutile che sono spuntati come funghi in ogni parte del Paese. Nomine, nomine, nomine ovunque. Davvero una nominopoli, un festival dello spreco che ha colpito soprattutto esponenti dell'Unione. Anzi, di più: quasi esclusivamente membri dei Ds. E che ha portato il consiglio nazionale del partito ha censurare questi atteggiamenti. Il messaggio che sta arrivando al Paese è che la sinistra al governo è soprattutto occupazione del potere. Ecco, dunque, lo stop arrivato dal parlamentino della Quercia. Basterà? È la domanda che si fanno in tanti. Perché la moltiplicazione delle poltrone e delle sedie è iniziata subito dopo il 4 aprile, giorno delle scorse Regionali. In Calabria, per esempio, dove Agazio Loiero (Margherita) ha espugnato la Regione che era governata dal centrodestra, ha subito istituito una nuova figura, il sottosegretario alla presidenza, copiando in pratica Palazzo Chigi. E ha scelto per il nuovo incarico tre persone, più di quante ne abbia Berlusconi che pur sempre ha da governare non una Regione ma un Paese intero. Per non parlare della Claudio Martini (Ds), presidnete della Toscana, il quale forse inebriato dalla grande vittoria del centrosinistra ha deciso di istituire un assessorato al Perdono. Ma quello era solo l'inizio. Subito dopo è stata una carrellata di nomi da fiaba, da cartoni animati, nomi inventati, posti sbucati dal nulla. È stato un trionfo dell'inutilità. Almeno così pare. Per esempio è stato tutto un proliferare di assessorati e deleghe «per la pace». Ma quale pace. E in concreto, che cosa seriamente può fare una Regione per aiutare la pace. E poi: quale pace? Che cosa è la pace? Chissà, di certo quel nuovo incarico è stato messo a punto in tre nuovi Regioni: Piemonte, Puglia (appena conquistate dal centrosinustra) e Umbria. Il vulcanico Vendola (Rifondazione comunista), dalla sua Bari, si è spinto oltre visto che ha voluto anche un assessorato alla Cittadinanza attiva, uno alla solidarietà e uno al Mediterraneo. Il riconfermato Antonio Bassolino (Ds) in Campania ha insistito perché ci fosse un ufficio per il Tempo libero dei cittadini. Mentre Mercedes Bresso (altra Ds), a Torino, ha chiesto a un suo sottoposto di occuparsi della Sicurezza della Montagna. E per non scontentare nessuno ha messo su un assessorato alla Flora e uno alla Fauna. Ma dalle Alpi alla Sicilia, la sinistra appena entrata nei palazzi del potere ha impegnato i primi momenti di governo per schiacciare bottoni che non servono a nulla, ma costano. In Emilia Romagna, Vasco Errani (anche lui Ds) ha preteso che un ufficio si o