An, i finiani all'attacco dei colonnelli
Anche se Fini fa sapere che la vicenda è chiusa, la partita all'interno del partito di via della Scrofa resta aperta. Il leader non parla ma è sinceramente deluso. Deluso soprattutto da Altero Matteoli, che aveva appena scelto come suo proconsole, come suo vicario, come suo sostituto. Proprio lui che gli ha professato fedeltà assoluta, poi in realtà si chiudeva in un bar con La Russa e Gaspari a sparlare di Fini. Si vedrà, il presidente di Alleanza nazionale si è preso alcuni giorni di tempo. Vorrebbe fare tabula rasa del partito, azzerare tutto e tutti, non si fida più di quelli che lo circondano e vorrebbe ripartire da zero. Vorrebbe, ma in realtà sa che non può. Non può fare a meno di An. «Non ci saranno due percorsi, il partito e io andremo avanti insieme», ha ripetuto in più occasioni. Non può fare a meno della sua formazione politica, e i suoi non possono afre a meno di lui. È tutto qui lo psicodramma interno ad An. Un generale, l'unico generale che vorrebbe liquidare i suoi colonnelli e questi che vorrebbero farlo fuori, pensdionarlo, licenziarlo. E adesso? Che fare. Ieri i colonnelli hanno osservato un religioso silenzio. Ma sono scesi in campo tutti i finiani per schierarsi accanto al capo. La prima ad attaccare è Cristiana Muscardini, europarlamentare e molto ascoltata dal presidente: «La gente parla troppo, a sproposito e nei luoghi sbagliati. Al di là della gravità delle affermazioni che ho letto, anche se i tre hanno smentito, non possono che prendere per buone le decisioni che prenderà Fini: se lui riterrà false quelle parole, lo saranno anche per me». «Non capisco - incalza - come persone di esperienza politica di lungo corso possano lasciarsi andare a commenti su problemi così delicati, come il rilancio e l'organizzazione di An, o la nascita del partito unico in un luogo pubblico. Ormai in Italia siamo alla politica da bar, e purtroppo questo succede anche in An». «Se una persona deve parlare di alcune cose, lo fa in un luogo riservato - osserva Muscardini - perché al di là della possibile presenza di un giornalista, ci sono sempre i cittadini che possono ascoltare. Secondo me non è tanto grave il fatto che un cronista abbia riportato una conversazione, quanto che esponenti di partito abbiano pensato certe cose sul presidente, e ancor più grave che le abbiano dette in un bar». E anche se preferisce pensare che «le parole lette non siano vere», l'europarlamentare però ammonisce i suoi colleghi di partito: «Affrontare in un bar di temi così delicati, denota poca responsabilità politica. In quei luoghi uno può parlare di problemi che ha con sua moglie o con la sua amante, ma non delle questioni di un partito». Il capo della segreteria politica di Fini, Donato Lamorte, esprime solidarietà e avverte: «Leggere quell'articolo mi ha fatto male. Non so se le parole riportare siano vere, è certo che quando si fanno certe affermazioni nei confronti di altre persone, bisogna stare molto attenti. È vero che la politica è l'arte del possibile - conclude Lamorte - però non può modificare le leggi della fisica: chi sputa in aria...». Il ministro Mirko Tremaglia, un altro fuori dai giochi, ammonisce: «È un momento drammatico, ma è anche il tempo degli uomini forti che reagiscono alla diffamazione contro il presidente del partito. È un momento delicato, ma la reazione deve essere generale ed intransigente da parte di tutte le federazioni contro le correnti degenerate». Tremaglia chiede che «vi sia una solidarietà decisa da parte di tutto il partito, con in testa i dirigenti e tutti gli iscritti, a favore del Presidente». «Da una vicenda interna - aggiunge - che ha dell'assurdo e dell'incredibile, i nostri avversari hanno tentato logicamente di approfittarne per colpirci duramente, per mettere in crisi Alleanza nazionale; ma non prevarranno». Per questo il ministro chiede una «reazione fortissima» e che attorno a Fini ci sia «un forte rinnovamento». «Finita l'epoca delle correnti - conclude - Alleanza nazionale ritornerà nel cuore e nella fiducia degli italian