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Gli stop del Professore: Rai, Iraq, leggi speciali

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Ieri una piccola eccezione che conferma la regola

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Dopo cinque giorni di rifiuti Romano Prodi, il «signor no» della politica italiana, ha detto finalmente un sì. Se così si può considerare il giudizio favorevole che il Professore ha espresso nel merito della relazione fatta dal ministro dell'Interno Pisanu sulle nuove misure antiterrorismo («un discorso saggio» ha detto). Una frase che serviva al capo del centrosinistra ad evitare di passare per colui che mette a rischio la sicurezza pur di fare opposizione a Berlusoni. E infatti il suo è più un ni che un sì a voce alta. Ma Prodi si sa, se obbligato a scegliere, preferisce dire no. Così, quella frase pronunciata a margine della relazione di Pisanu ha fatto sospirare molti. Insomma, prendendo in prestito un tormentone pubblicitario, si potrebbe dire che, alla fine, «l'uomo Delmonte ha detto sì». Durerà? Chi può dirlo. Prendendo come riferimento solo l'ultima settimana del Professore, infatti, i no battono i sì, 3 a 1. Il primo ad esser colpito dal rifiuto del leader dell'Unione è stato Giulio Malgara. Neanche il tempo di candidarlo alla poltrona di presidente dell'azienda di viale Mazzini che Prodi ha sentenziato: «Ho già sentito alcuni, altri li sentirò adesso, ma sul nome di Malgara c'è un'opposizione netta». Poi sono arrivati i tragici fatti di Londra e si è tornati a discutere sul modo migliore per difendersi dal terrorismo. Leggi speciali sì, leggi speciali no? Indovinate cosa ha risposto il Professore. Ovviamente no. Infine, in attesa che arrivi in aula la discussione sul rifinanziamento della missione italiana in Iraq, Prodi ha sfoggiato anche il «no» preventivo. «Non è un problema il voto sul rifinanziamento - ha detto il leader dell'Unione - abbiamo già votato varie volte per il no, non dobbiamo tornarci sopra». Insomma il sì alla relazione di Pisanu sembra più un esercizio di stile che una reale inversione di rotta. Anche perché secondo i bene informati alla base del «negazionismo» di Prodi ci sarebbe, in realtà, una scelta politica. La necessità di non perdere per strada quello che è ormai considerato l'alleato più fedele del leader: Fausto Bertinotti, l'oppositore per eccellenza, l'unico e inimitabile signor no della politica italiana. Con sommo dispiacere dell'ala riformista della coalizione che sta cercando, in tutti i modi, di arginare la deriva. Il Professore però, memore di ciò che accadde nel 1998, questa volta ha preferito giocare d'anticipo e Fausto, ovviamente, ha apprezzato. Al punto che prima ha lodato Prodi per aver detto «che eravamo, siamo e saremo contro il rifinanziamento della missione in Iraq» e poi sul tema delle leggi speciali, ha aggiunto: «La cosa certa è che siamo contrari a leggi eccezionali e a lesioni dello Stato di diritto». E la domanda nasce spontanea: è Prodi che ha detto no ed è stato copiato da Bertinotti, o viceversa?

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