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Rai, Malgara mette in crisi l'Unione

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Bisognerà vedere oggi se tutta l'Unione dirà sì a Prodi. Il giorno clou comunque è domani, quando la commissione di Vigilanza si riunirà per esprimere il suo parere (vincolante) sul presidente designato dall'azionista Tesoro, Malgara. Sempre che arrivi, ovviamente, il sì ufficiale dell'interessato, che, pare, dovrebbe accettare. E ancora martedì, ma dopo la Vigilanza, è convocata la riunione del Cda di Viale Mazzini che deve ratificare la stessa nomina. Sempre che dal ministro Siniscalco arrivino lumi sulle procedure da seguire e sull'interpretazione della legge. L'altro ministro competente, Landolfi, ha ribadito ancora ieri la sua: il voto in Cda non è previsto e il consigliere bocciato dalla Vigilanza decade. Solo domani Malgara dovrebbe rendere ufficialmente nota la sua posizione, in sospeso dalla scorsa settimana anche per il grave lutto che lo ha colpito con la morte della madre. Al numero uno dei pubblicitari, immediatamente dopo la designazione, l'Unione aveva detto un «secco no» e la bocciatura in Vigilanza - dove il candidato deve ottenere un sì a maggioranza di due terzi - appariva scontata. Ma la trattativa con Prodi è andata avanti. L'obiettivo di Berlusconi è quello di far passare Malgara, magari in tandem con un direttore generale gradito al centrosinistra, da scegliere in una «rosa» dove figura Antonello Perricone, manager che Prodi parrebbe pronto ad accettare. Mentre permangono alcune perplessità di Rutelli e dei Ds. Ieri forse Prodi è riuscito ad appianare alcune di queste perplessità parlando con Rutelli che in realtà avrebbe visto benissimo Paolo Mieli sulla poltrona della presidenza. Non solo, ma i Dl non si fidano del fatto che una volta fatto presidente Malgara, i consiglieri del centrosinistra riescano a cambiare il direttore generale. Se il centrosinistra ribadirà invece la posizione negativa e Prodi on riuscirà a covincere tutti, ma nel frattempo Malgara avrà accettato la nomina a consigliere, il problema diventerà stabilire se può restare o meno in cda nonostante il no della commissione parlamentare. La legge infatti non lo specifica. Per Landolfi la risposta è no, Siniscalco invece non ha espresso pubblicamente la sua posizione, se non in un incontro con Petruccioli: anche per il ministro dell'Economia - ha riferito il presidente della Vigilanza - il consigliere bocciato in commissione andrebbe sostituito. Ad attendere che l'azionista batta un colpo è anche la Vigilanza, che ha deciso di convocarlo e, più in generale, l'opposizione, che starebbe valutando un'azione parlamentare per sollecitare il ministro dell'Economia a fare la sua parte e ad assumersi le sue responsabilità. Ma torniamo alle sorti del Cda. Se Malgara dovesse decadere, si fanno già i nomi per un nuovo candidato bipartisan, in grado di ottenere il sostegno dell'opposizione: su tutti, quello del direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, di cui abbiamo già parlato su queste colonne nei giorni scorsi. Se invece Malgara siederà in consiglio, le funzioni di presidente resteranno saldamente nelle mani di Curzi l'anziano, nato il 4 marzo 1930. Che in questo modo potrebbe venir cosinderato quasi un presidente effettivo e dovrebbe veir «riconosciuto» anche dalla Vigilanza. In questo quadro si inserisce però la variante «Urbani». Entro il 15 luglio l'Autorità Antitrust deve decretare se l'ex ministro dei Beni culturali sia incompatibile - in base alla legge sul conflitto di interessi - con la nuova carica di consigliere Rai (indicato da Forza Italia). In caso di incompatibilità - ipotesi che secondo molti sarebbe però remota - potrebbe rispuntare l'«ottuagenario», cioè un consigliere più anziano di Curzi e perciò in grado di sostituirlo nelle funzioni di presidente. Resterebbero in pista così i nomi di Biagio Agnes e di Gustavo Selva (e

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