«Lavoriamo per risolvere anche la questione nordcoreana»
Il sottosegretario agli Esteri in partenza per Pyongyang per cercare di far ripartire il tavolo delle trattative a sei
Da più di un anno i colloqui a sei per venire a capo della situazione sono bloccati. Il prossimo 25 luglio Pyongyang tornerà al tavolo a sei per cercare una soluzione della crisi sul suo programma nucleare. L'accordo è stato raggiunto dal vice ministro degli esteri nordcoreano, Kim Kye-gwan, e dall'assistente segretario di stato Usa, Christopher Hill, capi delle rispettive delegazioni ai colloqui a sei. La parte americana, aggiunge l'Agenzia, ha acconsentito a riconoscere la Corea del Nord come Paese sovrano, a escluderne l'invasione e ad avviare colloqui bilaterali nel quadro delle trattative a sei. Il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver sarà a Pyongyang martedì prossimo per una missione che vede la partecipazione di diplomatici ed esperti. Una missione vista con molta attenzione dagli Stati Uniti nel momento in cui anche il segretario di Stato Condoleezza Rice è a Seul per lo stesso motivo. «Questa è una missione preparata in accordo con i nostri alleati. La scorsa settimana sono stata Washington dove ho avuto colloqui a diversi livelli con l'Amministrazione americana - ha spiegato il sottosegretario Margherita Boniver alla vigilia del viaggio in Corea del Nord -. In particolare ho visto Christopher Hill, il negoziatore con la Corea, Paula Dobrianky, responsabile per gli affari globali del Dipartimento di Stato. Alla Casa Bianca ho avuto un colloqio anche con Michael Green, direttore per l'Asia del Consiglio della sicurezza nazionale». Ci sono molti buoni motivi perché l'Italia guardi alla Corea del Nord? «Il primo e più immediato - continua Boniver - è che la Penisola coreana rientra nella area della mia delega. Poi perché più volte sollecitata dall'ambasciatore della Corea del Nord a far visita al loro Paese. E ancora perché con la Corea in generale abbiamo rapporto da 121 anni. Inoltre l'Italia è stato il primo dei Paesi del G7 ad aprire un canale diplomatico con Pyongyang e questo ci impone di cercare di aiutare a incanalare sulla via negoziale il problema "nucleare" che resta un dossier sensibile nello scenario mondiale». Tema centrale dei colloqui sarà l proprio la questione nucleare nordcoreana e le prospettive di ripresa del processo negoziale a sei, anche alla luce delle risultanze della recente missione preparatoria del sottosegretario Boniver a Washington. Una missione per riportare al tavolo le due Coree, Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti. «Senz'altro una missione - spiega Boniver - in pieno accordo con l'alleato americano». «Così - continua - sarò prima a Pyongyang e poi a Seul in un momento di speranza e di dinamismo e speriamo che possano riprendere i colloqui a sei. C'è un'attività frenetica perché ciò avvenga. Da parte della Cina innanzitutto e Washington ha dato tutta disponibilità e l'apertura compatibile». Nell'immaginario collettivo, ovviamente, l'incontro è visto come un'occasione per convincere il governo di Pyongyang ad ammorbidire le sue posizioni. «Sarà soprattutto - riprende Boniver - un momento di dialogo durante il quale sarà ribadito il fatto che il pallino è in mano alla Corea del Nord. Sbloccare i negoziati vorrà dire dare speranza al popolo nordcoreano afflitti da una carestia ormai cronica. In questa occasione annuncerò anche l'invio di nuovi aiuti umanitari per centinaia di migliaia di euro in genere alimentari e sanitari.. Pyongyang deve essere consapevole che se torna al tavolo dei negoziati sui programmi nucleari si apriranno tutta una serie positiva di rapporti con il mondo esterno». Come non notare, però, che l'Europa che non fa parte di questo negoziato, è proprio quella che si sta dando più da fare. «La mia stessa missione non vuole essere una terza via ma un impegno ulteriore agli sforzi dei negoziatori. Dopo la visita a Pyongyang, mercoledì prossimo sarò a Seul dove incontrerò i ministri per la riunificazione, della difesa e degli Esteri. E lì a Seul farò un briefing con i diplomatici dei 25 Paesi europei».