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L'Iraq devasta l'Unione, Prodi tace

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Per tutta la giornata di ieri si sono rincorsi gli appelli, affinchè i due Poli possano arrivare ad una soluzione condivisa. A favore di questa posizione si è schierato ovviamente Clemente Mastella. «Il governo - ha detto il leader dell'Udeur - avvii contatti con l'opposizione per trovare un'intesa sulla presenza del contingente italiano in Iraq». Mastella ha quindi ribadito il suo «sì» al rifinanziamento alla missione e ha bocciato la richiesta di ritiro delle truppe avanzata da alcune forze della sinistra. «In mancanza di un'intesa - ha aggiunto -, per quanto ci riguarda restiamo comunque favorevoli al finanziamento della missione, stabilendo però fin da ora un graduale rientro dei nostri soldati. Ai colleghi dell'Unione ricordiamo che un'opposizione di governo non può limitarsi a dire solo "no" e a chiedere un ritiro puro e semplice del contingente italiano. La lotta al terrorismo va fatta, utilizzando un'espressione che non è nostra, "senza se e senza ma"». Appello immediatamente raccolto dal forzista Francesco Grillo. «Il realismo dimostrato dal governo italiano - ha detto il deputato di Forza Italia - dovrebbe indurre l'opposizione di centrosinistra ad assumere in Parlamento un atteggiamento propositivo nel valutare i progressi della transizione politico-militare in Iraq e le prospettive della giovane democrazia di Baghdad». La prospettiva, però, non esalta la sinistra radicale. Secondo Fausto Bertinotti «sarebbe paradossale che proprio nel momento in cui i fatti danno ragione a chi si è opposto alla guerra e a chi come l'Unione ha chiesto più volte il ritiro delle truppe, se di fronte al prossimo appuntamento parlamentare l'Unione si dividesse. Se il governo riproporrà il rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq, le opposizioni votino unite e compatte no». Gli fa eco il verde Alfonso Pecoraro Scanio. «Serve un no unitario dell'Unione alla missione, ogni divisione sarebbe assurda. Oggi serve un doppio no: alla missione in Iraq e all'inerzia del governo, ogni accordo bipartisan sarebbe solo una trappola». Anche il Dl Giuseppe Fioroni è convinto che «L'Unione deve dire no al rifinanziamento delle missione, ma questo - aggiunge - non vuol dire ritirare subito le truppe dall'Iraq, perché, con un governo iracheno che ci chiede aiuto, questo sarebbe un atto irresponsabile». «L'Unione deve però presentare - aggiunge l'esponente della Margherita - un documento per dire quali impegni ci assumeremo quando saremo al governo per un'uscita strategica dall'Iraq, per riconvertire il nostro intervento nel senso di maggiori aiuti alla popolazione, per ristrutturare la nostra presenza in loco. Non ci possiamo limitare a dire solo no». Su tutti spicca il segretario Ds Piero Fassino. «Siamo stati contrari fin dall'inizio sulla nostra missione militare quindi al decreto di rifinanziamento voteremo no. Nello stesso tempo ci poniamo il problema di come si esce dalla vicenda irachena, qual è la strategia di uscita e qual è il modo migliore di portare a compimento la missione. Accompagneremo al nostro decreto le nostre posizioni per portare a compimento il processo di transizione democratica».

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