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L'Unione si divide sull'Economia

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E se i Ds sembrano offrirgli una sponda, la Margherita lo cassa, lo boccia e tutto sommato vorrebbe se ne andasse. Tra Siniscalco e Ruttelli non c'è mai stato feeling. Il leader dei centristi dell'Unione disse anche che non aveva l'autorità per fare il ministro. Piero Fassino tende una mano e propone a Siniscalco di siglare un patto bipartisan: «Finalmente, Siniscalco ha dovuto esibire i numeri. E quei numeri non solo fanno giustizia delle bugie di questi anni, ma dicono anche che quanto sosteniamo io, Visco, Bersani ed altri sono cose giuste», insomma l'Italia è in recessione. Il segretario dei Ds riconosce al ministro dell'Economia di aver inserito nel Dpef dati reali sulla situazione economica italiana, se pure non rivelatori di una «crisi che è ben più grave» di quanto dicano le cifre stesse. Poi torna a parlare di dati: «Siamo ad un deficit di bilancio abbondantemente sopra il 4% con il serio rischio che sfondi il 5%; un indebitamento sopra il 108% del Pil e la certificazione formale di una crescita zero che segna una situazione di recessione e di stagnazione dei consumi». Nel mirino del segretario, poi, c'è la politica fiscale del governo: «Dopo 4 anni l'idea che il paese si potesse rimettere in moto con la leva fiscale si è rivelata priva di fondamento. L'Italia non cresce se si diminuiscono le tasse. Questa strada è stata già battuta e non ha portato da nessuna parte. I problemi sono altri e la priorità è capire come si rimette in moto un paese che non cresce». Discorso diverso quello di Enrico Letta, responsabile economico della Margherita, che invece attacca pesantemente. stando alla sua valutazione il fatto che il debito pubblico sia salito di nuovo al livello di tre anni fa, al 108,2 % del Pil, dà l'impressione che il governo «abbia mollato le redini e non ci sia alcuna gestione della finanza pubblica». Credo, aggiunge Letta che il governo «andrebbe commissariato» e «ci aspettiamo che la Banca d'Italia faccia la sua parte, che dica la sua e metta in mora il governo». Letta dice di trovare «inaccettabili» le risposte che stanno venendo in materia di Dpef e conti pubblici da parte del governo, soprattutto da parte di quella che ha definito «la strana coppia della politica economica italiana Tremonti-Siniscalco». «Gli ultimi dati - riferisce il parlamentare della Margherita - dicono che il nostro debito pubblico nel 2005 ha bruciato anni di calo tornando al 108,2 % del Pil. Ciò vorrebbe dire avere bruciato le privatizzazioni fatte in questi anni per fare spese di cassa» che «sono servite a operazioni delle quali il governo Berlusconi dovrà rendere conto». «È la prima volta da 11 anni che si ha una inversione di tendenza riguardo al debito - conclude - ed è grave che non si tratti di una inversione di qualche decimale ma di quasi due punti: quasi venti miliardi di euro bruciati in un anno solo». Glissa invce Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria: «Aspetto l'incontro di giovedì prossimo, quando ci sarà l'illustrazione alle parti sociali, prima di dare una valutazione approfondita. Soprattutto per ciò che riguarda il trasferimento dal documento in decisioni operative».

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