L'Europa litiga anche nello sport
Mai tuttavia, vuoi per la scesa in campo di cinque Capitali, unica nella storia ultracentenaria dei Giochi moderni, vuoi per l'esponenziale crescita di interessi ruotanti attorno all'evento, s'era assistito, dalla Francia all'Inghilterra, dalla Spagna alla Russia, ad una tale mobilitazione, ed in misura mai così ostentata in passato, delle massime rappresentanze statali e governative. E mai la disputa aveva raggiunto toni così imbarazzanti come quelli registrati nelle ore precedenti lo scrutinio che designerà la città ospitante le Olimpiadi del 2012. Il fatto che 24 ore prima della decisione un consulente australiano, sostenitore della capitale inglese, critichi le strutture, a suo dire inadeguate, di uno stadio che i parigini hanno eletto a modello di efficienza e di modernità, non va oltre il mancato rispetto di quelle regole di «fair play» alle quali tutti ipocritamente si rifanno ma che oggi sono aria fritta. Ma che in colloqui riservati sia il presidente Chirac a sussurrare, incautamente, che l'unica cosa realizzata dagli inglesi a favore dell'agricoltura europea sia stata la mucca pazza, e che la cucina d'oltre Manica sia celebre per la sua inaccostabilità, tutto ciò lascia spazio ad un paio di considerazioni. La prima è che il nervosismo prevale su tutto, e che l'incertezza dell'esito sia tale da suggerire né serenità né equilibrio. La seconda considerazione riguarda in prima persona proprio Jacques Chirac. Blair, capo dell'Esecutivo britannico, è giunto a Singapore, ha tenuto un paio di conferenze, s'è intrattenuto con chi riteneva utile intrattenersi, ha fatto il punto della situazione con Sebastian Coe, lord e coordinatore del gruppo di lavoro londinese, ed è ripartito per l'Europa, destinazione il G8. Al contrario, il presidente francese è rimasto inchiodato nella città asiatica fino all'ultimo minuto. E stamattina, alle 9, sarà lui in persona a porre il sigillo finale alla presentazione della candidatura di Parigi, seguita da New York, Mosca, Londra e Madrid. Le Olimpiadi, in sostanza, pesano sulle spalle dei potenti e hanno sempre una maggiore connotazione politica ed economica.