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Berlusconi si dissocia e condanna l'accaduto

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I presidenti di Camera e Senato Pera e Casini esprimono la loro solidarietà al Quirinale

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Un'ora dopo la «gazzarra» contro Ciampi a Strasburgo, sembra informato direttamente dallo staff del Quirinale, Silvio Berlusconi riprende pesantemente le «teste calde» del Caroccio all'Europarlamento. E il premier viene descritto stupefatto, da chi ha potuto parlargli dopo, per quanto accaduto ieri. Questo perché alla cena di lunedì sera con Bossi e altri leader della Lega, niente poteva fargli immaginare un incidente come quello di ieri a Stasburgo. Al rimbrotto del premier, immediato e senza mezzi termini, fa eco anche una presa di distanze di Roberto Maroni, nell'evidente tentativo di limitare al minimo le polemiche sulla vicenda. Tanto più che l'Unione va subito all'attacco e solleva la questione dell'«euro-bagarre» leghista in Aula alla Camera arrivando a chiedere le dimissioni dei ministri del Carroccio dall'esecutivo. Ma se il centrosinistra va giù pesante, anche l'Udc non è certo morbida con i colleghi di coalizione. Da Luca Volontè a Lorenzo Cesa, a Carlo Giovanardi, da Rocco Buttiglione a Bruno Tabacci, gli appellativi più leggeri che i leghisti si «beccano» dal partito di Follini sono «rozzi», «incivili» o «schiamazzanti». La contestazione leghista a Ciampi viene condannata dai presidenti di Camera e Senato. Un Pier Ferdinando Casini a metà tra il politico e l'istituzionale solidarizza con il capo dello Stato e attacca l'«infantilismo politico» dei leghisti. Anche An si dissocia. L'imbarazzo nei confronti del comportamento tenuto da Borghezio, Salvini e Speroni, è palpabile nella Cdl. «Non ce l'avevano con la carica del presidente della Repubblica — prova a giustificarli un deputato azzurro — ma con il politico Ciampi». Ma qualcuno insinua anche il dubbio che, dopo il ritorno di Bossi a Pontida e a un giorno dalla cena tra il Senatur e Berlusconi ad Arcore, l'episodio non sia esattamente da catalogare come «estemporaneo», ma nasconda l'incipit di una campagna elettorale tutta improntata sull'euroscetticismo. Per Bobo Craxi, ad esempio, l'episodio «non va sottovalutato» perché rappresenta «l'inizio di una campagna più vasta contro l'Europa, contro l'unità europea simile a quello che ci fu all'inizio degli anni '90». L'imbarazzo, però, è tangibile anche ai vertici della Lega. Prima Roberto Maroni, poi il capogruppo in Senato Ettore Pirovano, e alla fine anche due dei protagonisti della vicenda (Mario Borghezio e Francesco Speroni) cercano di aggiustare il tiro. «Gli eurodeputati della Lega — spiega il ministro del Welfare — che hanno contestato il presidente della Repubblica hanno fatto bene a contestare l'euro, ma hanno fatto male a contestare Ciampi perché non è Ciampi il responsabile dei disastri della moneta unica. Il responsabile ha un altro nome e cognome e si chiama Romano Prodi». Un «errore di bersaglio» anche per il presidente dei senatori leghisti, Pirovano. «Il gruppo della Lega al Senato — argomenta — è convinto, crede, che quanto è stato enunciato da alcuni componenti del nostro movimento a Strasburgo abbia avuto un gravissimo errore di bersaglio». Quegli attacchi andavano, insomma, piuttosto indirizzati al leader dell'Unione. «Abbiamo voluto contestare le parole di Ciampi — si giustifica Speroni a fine giornata, quasi stupito dell'effetto boomerang dell'azione leghista — sulla Costituzione europea e sull'euro che non sono state super-partes ma lo abbiamo fatto senza insulti o lancio di pomodori, solo con qualche urlo...». Per nulla pentito appare il terzo eurodeputato del Carroccio, Matteo Salvini, secondo il quale le frasi gridate a Strasburgo «fanno parte del gioco politico», mentre sarebbero ben più pericolosi gli inviti a cacciare la Lega dal governo. «Chi dice queste cose — ammonisce — non si rende conto che la democrazia non caccia nessuno se non a rischio di mettere a repentaglio se stessa, costringendo il popolo a seguire altre vie».

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