Berlusconi: Follini sta ostacolando Pier leader
Sparando a palle incatenate contro di me ha colpito anche lui». Berlusconi è ancora in Sardegna ma all'indomani del duro attacco del segretario dell'Udc, si sente meno accerchiato. Sì è vero, Follini lo ha colpito alle spalle contestando la sua leadership, ma, a ben guardare, ha rotto le uova nel paniere all'amico Casini. Berlusconi ostenta sicurezza al telefono parlando con i vertici del suo partito. Le agenzie di stampa hanno trasmesso da poco l'intervento del presidente della Camera al congresso dell'Udc. Ma il premier non si lascia convincere dal tono mellifluo di Casini quando dice che «senza Berlusconi oggi la Cdl non ci sarebbe». Così non sono certo queste parole a placare la sua ira verso Follini. Al telefono con i suo fedelissimi fa un ragionamento che suona così: se Casini aveva qualche intenzione di prendere il testimone della guida della Cdl ora Follini acuendo lo scontro, sparando contro di me, ha scoperto questo gioco e quindi lo ha reso di fatto impraticabile. «Ma ve la immagine voi la Lega che ci sta a dare la sponda a Follini e Casini, suvvia siamo seri». Insomma tutto si complica. E ora l'unica cornice in grado di tenere insieme un quadro che si sta frantumando, è il progetto della casa comune. Non è un caso che ieri i due esegeti del pensiero berlusconiano, il coordinatore nazionale Sandro Bondi e il vice Fabrizio Cicchitto, abbiano messo a fuoco dell'intervento di Casini proprio il punto in cui il presidente della Camera ha parlato della costruzione di un nuovo partito dei moderati come «un traguardo necessario». E nel nuovo soggetto, dice Bondi, Forza Italia «continuerà a essere il fulcro». La consegna dal premier è quella di abbassare i toni della polemica e rilanciare l'idea di una coalizione che ritrova nella prospettiva del partito unico il suo collante al di là degli egoismi partitici. Così Cicchitto, dopo l'intervento conclusivo di Fini all'assemblea di An e quello di Casini, fa uno sforzo di ottimismo e dice che «i rapporti politici all'interno della Cdl ora sono migliorati anche se rimangono aperti diversi problemi». Di Fini, invece, Cicchitto afferma che «ha dato un contributo positivo a tutta la coalizione sforzandosi di conciliare il rilancio di An con quello generale della Cdl» sempre nell'obiettivo del nuovo partito unico. A Casini invece Cicchitto riconosce di «aver superato alcune asprezze polemiche contenute nella relazione di Follini». È evidente che al di là dei toni concilianti nessuno dei vertici degli azzurri si fida più dell'accoppiata Follini-Casini apostrofati come «il carabiniere cattivo e quello buono». Le prossime mosse? Si cercherà di convivere, è la linea che dentro Forza Italia si vuole adottare per i prossimi mesi. Ritorsioni, vendette? Si vedrà al momento della discussione sui collegi. Di certo lo strappo di Follini non sarà senza conseguenze. E c'è già chi chiede la testa del segretario dell'Udc. Rotondi, il leader della Nuova Dc, si è subito affrettato a chiamare Berlusconi suggerendogli di «scaricare Follini & Company, e andare alle elezioni anticipate lasciando il testimone a Formigoni» o meglio, l'onere di gestire una sconfitta che, per come si sono messe le cose, appare inevitabile. Berlusconi, secondo lo scenario di Rotondi, dovrebbe occuparsi di mettere in piedi prima possibile il nuovo partito dei moderati ma coinvolgendo solo i fedelissimi, lasciando l'Udc con il cerino in mano. «Liberati dalla zavorra dell'Udc, non vedi che giocano al tanto peggio tanto meglio. Lascia stare e candida subito Formigoni», ha detto Rotondi al premier in un acceso colloquio telefonico nel quale gli ha prospettato uno scenario a tinte cupe: l'Udc che torna a alzare il tiro chiedendo altre poltrone ma soprattutto collegi sicuri. Una strategia però che questa volta Berlusconi difficilmente sarà disposto ad accettare. Il pranzo delle beffe, quello in cui Berlusconi aveva ricevuto il via libera alla sua ricandidatura a premier, non avrà un bis. Da ora in poi ognuno cercherà di rimette