La mozione di Fini: «Attualizziamo Fiuggi»
Oggi l'assemblea nazionale di An, il presidente presenta un suo testo, media e sfida i suoi
Con questa metafora francofila, proprio un consigliere di Fini descrive il presidente di An alla vigilia dell'assemblea nazionale. Forse la più difficile della vita del partito. Almeno di questo, non certo di quello che venne prima, l'Msi, dal quale venne detronizzato giusto quindici anni fa. E il parallelismo con allora si ripete in parte oggi, visto che Fini, rispetto a tre lustri fa, si ritrova per esempio di nuovo contro Gianni Alemanno e a favore Francesco Storace. Oggi, tuttavia, è un'altra storia. E Fini sembra il generale francese di cinquant'anni fa perché De Gaulle, con quella sua posizione oltranzista perse le successive elezioni e si ritirò. Per essere poi richiamato anni dopo a gran voce perché unica alternativa possibile ai francesi. E Fini è l'unica possibilità per An, l'unico leader possibile. Per questo non sembra disponibile a ulteriori mediazioni e va dritto per la sua strada. E sino a ieri ha coperto le carte, non facendo immaginare quasi nulla, lasciando tutti fermi, appesi alle sue labbra sino all'ultimo istante. Così stamattina si presenterà all'assemblea del suo partito con una relazione pronta e persino con una mozione scritta di suo pugno e che porta la firma di Donato Lamorte, capo della sua segreteria politica. Ma che dirà oggi Fini? Dirà sostanzialmente che i riferimenti valoriali di An restano quelli decisi con il congresso di fondazione di Fiuggi (anno 1995) ma che questi vanno aggiornati, attualizzati al nuovo contesto mondiale, europeo e anche nazionale. Per questo An è un partito con riferimenti cristiani e cattolici, spiegherà il leader, ma non confessionale. Non è un partito Chiesa. È il partito degli italiani, di tutti gli italiani e dunque anche i laici. Insomma, farà delle concessioni, dirà di riconoscersi in gran parte dei documenti presentati. Ma tirerà ancora qualche schiaffo, userà toni duri e aspri sul correntismo e contro i colonnelli. Chiederà di aprire il partito all'esterno, alla società civile. Sarà una relazione double face. Da un lato farà in modo di non chiudere la porta in faccia alle correnti perché non vuole avere il non invidiabile primato di essere l'unico leader della Cdl ad avere una minoranza interna. Dall'altro però porrà un freno all'incedere dei colonnelli. Dopo si aprirà il dibattito. Nuova alleanza ha pronto un documento ma non lo presenterà perché Matteoli ci tiene a giocare il ruolo di superfiniano doc. Destra sociale ha pure pronto un testo che intendeva presentare come mozione. Poi c'è l'incognita Destra protagonista (può contare sul 34% dei voti in assemblea) che ha steso una vera e propria mozione ma non l'ha resa nota. Aspetterà di ascoltare la relazione e deciderà. E qui subentra il secondo tempo della tattica finiana. Lascerà sfogare il suo partito per tutto oggi. Nella replica giocherà tutte le carte cercando l'unità. Resta da capire che farà dell'assetto interno. Il presidente di An vuole offrire le due vicepresidenze a La Russa e Alemanno e affidare la segreteria organizzativa di via della Scrofa a Matteoli. Probabilmente aspetterà prima il dibattito e dal clima generale deciderà. Quindi dovrebbe scoprire le carte solo domenica. F. D. O.