«Il mondo è cambiato, la destra è laica
Ed è stata anche con lui nel viaggio ad Auschwitz che fu propedeutico a quello di Gerusalemme. E al referendum sulla fecondazione assistita ha detto in tempi non sospetti che sarebbe andata a votare (un'astensione, due sì e un no; una scelta molto simile ai tre sì e un no del leader). Cristiana Muscardini, capogruppo di An al Parlamento Europeo, vicina ad altero Matteoli, parla poco. Ma molto spesso, soprattutto di recente, ha anticipato le svolte di Fini. E anche in questi giorni è stata una delle poche persone che ha parlato con il leader e, soprattutto, che si è confrontata con lui. Onorevole, che relazione si aspetta da Fini? «Una relazione di alto profilo che ribadisca i valori di Fiuggi e spieghi anche come attualizzarli. Come calarli nella nuova società e renderli vivi nel mondo che cambia». Mi scusi, ma che vuol dire? «Il congresso di Fiuggi si è svolto nel 1995. Forse non si è reso conto che da allora siamo entrati in un nuovo millennio, c'è stato l'11 settembre, c'è stta la guerra in Afghanistan, e poi ancora la missione in Iraq. Si è votata una Costituzione europea che poi è stata respinta da due paesi fondatori dell'Unione europea, Francia e Olanda». Be', ce ne siamo resi conto... «Non mi riferisco a lei...». E a chi, scusi? «A quelli nel mio periodo che non hanno capito. O fanno finta di non capire perché gli conviene o hanno obiettivi diversi da quelli di An e di Fini». Ma di chi sta parlando? Faccia i nomi. «No, nomi no. Basterà aspettare domani, c'è l'assemblea e i nomi verranno fuori. D'altro canto fanno semplicemente ridere quelli che invocano il rispetto delle regole e poi sono i primi a disattenderle». In che senso? «Parlo di quelli che parlano della necessità di premiare per meriti e poi fanno fare carriera ai fratelli, piazzano famigli nei consigli di amministrazione, amici negli enti, gente senza nessun collocamento territoriale». Anche lei è per il superamento delle correnti? «Superamento? Cancellazione totale. Davvero basta. È stato un sistema che ha creato molti guasti, ha bloccato il partito in molte realtà soprattutto locali». D'accordo, ma oggi come si governa il partito? «Innanzitutto con il suo leader, che è Gianfranco Fini. E questo mi sembra l'unico punto che nessuno ha veramente messo in discussione. Quindi, sulla base di ciò, sarà Fini a spiegarci la linea del partito, i capisaldi, le coordinate». An è nata per normalizzare la destra e istituzionalizzarla. Questo è avvenuto. Ha ancora senso questo partito? O è morto? «Certo che ha senso, ha ancora un ruolo nel Paese molto forte che è quello di portare avanti i propri valori». Che oggi sono cambiati... «Non sono mutati. È il mondo che è cambiato e occorre stare al passo con i tempi». An insomma è diventato un partito laico? «An è sempre stato un partito laico. E, a differenza di quanto ho sentito in questi giorni, anche Almirante era laico». Niente più riferimenti cristiani? «E lo dice a me? Ma lo sa come mi chiamo? Cristiana... Insomma, non facciamo confusione. Siamo un partito laico che ha dei valori. Valori anche cristiani. Però scindiamo, noi facciamo politica. Che è una cosa diversa. Ecco, mi aspetto questo da Fini. Che ci dica che siamo un partito laico che ha dei riferimenti anche cristiani». E come si fa? È possibile conciliare i due aspetti? «Ma certo che è possibile, il nostro modello è Sarkozy. Grande richiamo a valori forti, anche cristiani, ma in un partito che deve restare laico». La destra non è più «Dio, patria e famiglia»? «Certo che lo è, ma non solo questo». Ma non le sembra di andare in controtendenza? Proprio dopo il fallimento del referendum c'è stata una grande riscoperta dei valori cristiani? «Primo, il referendum è fallito perché la gente non ha capito. Secondo, noi non chiediamo alla Chiesa di fare un passo indietro. Bensì di fare un passo in avanti». E che vuol dire? «Vuol dire che non basta più, come chiede la Chiesa, difendere il diritto alla vita. Ma bisogna andare oltre e difendere il diritto a una