Fini alza il tiro, la pace si allontana

E non è più disponibile a fare concessioni sul documento di Destra sociale che chiede il recupero e la difesa dei valori del partito. Non solo, ma sembra essere anche convinto ad andare dritto nella sua strada e forzare la mano proponendo la nomina di Altero Matteoli a coordinatore del partito. È convinto di avere il consenso necessario per andare allo scontro com Alemanno. E medita anche la vendetta per aver subito l'affronto del ministro delle politiche agricole dei giorni scorsi. In questo clima, che ha poco di politico e molto di personale, a Francesco Storace non resta che avvertire tutti: «Non sono affatto ottimista». «Ho parlato anche con il presidente Fini - spiega il ministro della Salute, che sta mediando tra Fini e Alemanno - ho il timore che ci siano ispiratori della rottura, la cosa più sbagliata che si possa fare. Spero che prevalga saggezza». Ispiratori interni o esterni al partito? «Io, per mia cultura, tendo sempre a pensare - risponde Storace - che non ci siano eterodirezioni alla nostra politica. Credo che chi ha più responsabilità, e il primo ad averne è Fini, deve farsi carico di un problema collettivo, che è del partito. Leggo anche oggi imbarazzanti interviste sui giornali di improvvisati consiglieri del presidente Fini, che farebbero bene a tacere visto che non abbiamo notizia sulla loro rendita elettorale». «Il momento è molto delicato, c'è una classe dirigente che non vuole distruggere alcunchè ed è bene non farsi prendere la mano perché rischia il partito, non rischia nè Fini, nè io nè qualcuno di noi. E allora che anche lui capisca che non possiamo farci prendere la mano - sottolinea il leader di Destra sociale - dal tentativo di alzare il tono, magari inventando una polemica interna quando il problema è il rapporto con la società». A chi gli chiede se sta ancora lavorando per l'unità, storace risponde: «Ho paura che sia un lavoro vano. Avendo ascoltato molti interlocutori, temo che non ci sia la stessa volontà che ho io. E questo è sbagliato». Fini, ribattono i cronisti, ha cattivi consiglieri? «Pessimi - taglia corto Storace - non cattivi». Di fronte a questa situazione, Destra sociale si riunisce in serata. Viene esaminato il fatto che Alemanno negli ultimi giorni si è speso per spegnere l'incendio, ha sottolineato più volte che Fini non è in discussione, ha spiegato che responsabile della situazione è tutta la classe dirigente. A queste aperture, il grande capo ha risposto picche su tutta la linea. E così, la corrente minoritaria di An ha deciso che sia giunto il momento di passare all'attacco: non si molla la presa e tutti pronti a dare battaglia all'assemblea nazionale. Sempre che ci sarà una battaglia. Perché la mossa di Fini potrebbe essere solo tattica. E proprio nel tatticismo lui è maestro. Il presidente non vuole scoprire le carte. Mira a tenere alta la tensione e sparigliare tutto all'assemblea di sabato. Sa che Nuova alleanza è schierata al suo fianco. Anzitutto con Matteoli. Ma anche con Urso, seppur con qualche divisione. Il secondo vuole presentare un documento al parlamento del partito, il primo no. Comunque entrambi sono al fianco del leader. Destra protagonista, la corrente di maggioranza, invece sta in mezzo. Vuole delle risposte da Fini, non vuole il coordinatore unico ma nemmeno guerre. E anche qui Gasparri spinge sull'acceleratore della critica, La Russa media e spera ancora in una soluzione unitaria: «All'interno di An c'è un clima unitario, nel senso che stiamo cercando tutti la strada per una ripartenza del partito e della Casa della liberta». Insomma, i membri della corrente staranno a sentire la relazione del capo della destra. Infine, c'è Destra sociale che non vuole rimanere nell'angolo. Ma vorrebbe costituire una sorta di minoranza interna al partito che di fatto significherebbe la diarchia interna Fini-Alemanno. Che però il presidente non vuole perché spinge perché il partito entri tutto unito nel progetto del soggetto unitario che sta mettendo a pun