Al congresso c'è già il «giallo Casini»
Ma il vertice tra Berlusconi, Casini, Fini e Follini, nel quale il Cavaliere ha rinviato ufficialmente il progetto a dopo le politiche e annunciato la sua candidatura a premier nel 2006, potrebbe far riaffiorare in Marco Follini la tentazione di rinvigorire piuttosto l'identità, il senso di appartenenza del partito. Un tema tanto caro alla base centrista. Potrebbe quindi essere l'orgoglio di partito il filo conduttore del congresso dell'Udc che si terrà, da domani a domenica a Roma, mentre sale l'attesa per quanto il segretario dirà ai 1913 delegati offrendo la sua lettura della prospettiva del centrodestra e del Paese. Al nuovo progetto caldeggiato da Berlusconi, ma del quale il premier aveva fornito più versioni spesso contrastanti, Follini si preparava a non dire «no». Ma sembrava intenzionato a piuttosto a piantare precisi paletti, chiedendo chiarezza sulle radici e i contenuti per il nuovo soggetto politico, su chi sarà a guidarlo, leader e classe dirigente. In sostanza, Follini avrebbe aperto al nuovo soggetto se questo avesse anche comportato un cambio di guida e prodotto un rimescolamento innovativo delle carte nella Casa delle Libertà. Ma il Cavaliere, con uno dei suoi consueti colpi di scena, ha per il momento accantonato il progetto e con ogni probabilità il segretario, ora non più costretto a confrontarsi con una prospettiva che gli appariva tutt'altro che chiara e che peraltro avrebbe dovuto far digerire alla base, si prepara insieme al partito a presidiare la propria area di appartenenza. Da subito Follini dirà la sua sulla riforma elettorale opponendo un netto «no» a ritocchi pasticciati che, dicono dall'Udc, hanno tanto il sapore di «inciuci» con la sinistra. E, se si dovesse tentare una riforma a colpi di maggioranza trasversale, e risposte chiare non dovessero giungere, confermerà che l'Udc, a settembre, si farà promotore di una proposta di riforma per tornare al proporzionale puro. Follini - la cui conferma alla segreteria si annuncia quasi scontata, visto che può contare su oltre l'80% dei consensi congressuali - oltre a ribadire l'autonomia del partito, tornerà a rimarcare la distanza dalla Lega. Anzitutto, sulla politica europea, la moneta unica, la priorità degli investimenti su Sud, famiglia e ricerca. E non mancherà di toccare anche il tema dei rapporti conflittuali con la Margherita, ribadendo la centralità dell'Udc nella battaglia per il voto dei moderati. Non a caso lo slogan del congresso è «Insieme al centro». Per la segreteria potrebbe correre anche Carlo Giovanardi, ma lo slittamento dell'orizzonte del partito unico, di cui è stato un fautore, unito al numero elevato delle firme necessarie al sostegno della sua candidatura (215) gli stanno rendendo la strada sempre più in salita. Il ministro dell'Udc è spalleggiato da un drappello di esponenti centristi, con Emerenzio Barbieri in testa, per il quale più candidati alla segreteria «dimostrerebbero che l'Udc è un vero partito democratico». Attesissimo è l'intervento che potrebbe tenere al congresso Pier Ferdinando Casini. Un discorso previsto per domenica, ma che non sembra affatto scontato. Casini, per il quale i boatos di questi mesi prevedevano, a breve, un rientro alla vita politica attiva, potrebbe non toccare affatto questo tema. Del resto, non è un mistero che il presidente della Camera non aveva mai messo in dubbio che il candidato premier per il 2006 sarebbe stato nuovamente Berlusconi.