Peggiorano i conti per gli enti locali
Il consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sull'assestamento del bilancio 2005 dal quale emerge che il saldo netto da finanziare è passato da 48,6 miliardi di euro a 51,1 miliardi. L'adeguamento degli stanziamenti è legato in gran parte agli enti locali. Palazzo Chigi fa sapere che si è reso necessario un aggiornamento legato all'evoluzione tendenziale della spesa a fronte di una invarianza delle entrate. Il tutto in attesa della definizione del prossimo Documento di programmazione economico e dell'esito dell'autotassazione di giugno. Il consiglio dei ministri ha anche approvato il rendiconto generale per il 2004 dal quale emerge che il saldo netto da finanziare in termini di competenza, al netto delle regolazioni contabili si attesta a 15,7 miliardi di euro. Questa cifra deriva da entrate finali per 396,4 miliardi di euro e da spese finali per 412,1 miliardi. «Il disegno di legge -si legge nella nota- prende atto dei risultati conseguiti l'anno scorso nell'evoluzione dei conti pubblici, I risultati del bilancio statale, nei termini parificati dalla Corte dei Conti il 24 giugno, unitamente al conto del patrimonio dello Stato, costituiscono una componente del complessivo conto delle pubbliche amministrazioni, al quale sono riferiti i confronti internazionali anche in sede Eurostat». Intanto c'è attesa per quello che deciderà Bruxelles sui conti pubblici italiani. Tutto lascia intendere che la commissione è pronta a scegliere la linea morbida. Dopo i lavori preparatori della riunione speciale sul caso italiano dei capi di gabinetto della Commissione Ue, terminati in tarda serata, il collegio oggi si appresta a dare, salvo sorprese dell'ultimo minuto, il via libera al piano di rientro dell'Italia, che potrà contare su due anni (fino al 2007) per riassorbire lo sforamento della soglia del 3% del rapporto deficit-Pil. A contribuire alla linea morbida dell'esecutivo Ue sono soprattutto le due conclusioni centrali dell'analisi economica adottata dai capi di gabinetto. I documenti della Commissione Ue, ribadiscono che «per l'Italia esiste un deficit eccessivo», ma il disavanzo per il 2003 e il 2004 viene anche giudicato «vicino al 3% del Pil» e Bruxelles riconosce che «ha avuto luogo in una situazione di crescita lenta», anche se il rallentamento «non si qualifica come eccezionale ai sensi del Trattato e del Patto di stabilità». Pur non evitando all'Italia l'avvio di una procedura per deficit eccessivo, dunque, il riconoscimento di queste due attenuanti offre a Bruxelles un chiaro appiglio giuridico e permette all'esecutivo Ue di accordare a Roma tutti gli elementi di flessibilità nelle modalità e nei tempi di rientro dallo sforamento previsti dalle recenti modifiche al Patto di stabilità e di crescita. Si va dunque verso un rientro dolce, in cui, al posto di un ritorno sotto la soglia del 3% entro la fine del 2006, così come previsto dal vecchio Patto di stabilità, l'Italia potrà contare fino alla fine del 2007. Fissata la soglia del 2007, per l'Italia, in un secondo tempo e se la situazione economica dovesse mantenersi negativa, non è poi esclusa anche la possibilità di allungare ulteriormente i tempi di rientro sotto il 3% di un altro anno, completandolo alla fine del 2008.