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Il finiano Menia: «Rotto l'equilibrio»

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Tanto amico che non ha mai chiesto una poltrona e forse anche per questo è più credibile di altri. Insomma, anche lui attacca il leader. E lo critica: «All'interno di An esisteva un equilibrio tra le correnti. Si è decisa l'esclusione di Gasparri dalla compagine governativa. E avallando questa situazione, Fini ha di fatto avallato la rottura dell'equilibrio interno ad An. Oggi non si può fare finta di nulla. Esiste un caso Gasparri nel partito e anche Gianfranco ne deve prendere atto». Ma Menia si spinge oltre e chiede alla sua componente di presentare un documento: «Non possiamo attendere che gli altri ci indichino i percorsi e i contenuti. insomma, la riaffermazione dei valori non mi deve essere spiegata da Alemanno o Mantovano». l'esponente di An difende poi Fini in un altro passaggio: «Sul referendum noi dovevamo avere il coraggio di fare una scelta chiara prima e in maniera più decisa: scegliere la libertà di coscienza è stata una non scelta». Infine, una stoccata sul partito unico: «La nostra adesione deve esssere un percorso graduale, An deve entrare con una forte identità ed evitare lo svilimento della destra». Evita invece riferimenti precisi di critica al leader un altro esponente di Destra protagonista molto vicino al ministro degli Esteri, se non altro per essere il suo vice alla Farnesina: il sottosegretario Alfredo Mantica. Che pur non citando mai il grande capo, ricorda che «è necessario ristabilire un patto con i nostri elettori. Un patto che in alcuni casi è stato infranto, come nei casi Parmalat e Cirio, quando abbiamo deciso di difendere il governatore della Banca d'Italia invece che i truffati, tra cui vi erano moltissimi nostri elettori». Mantica non risparmia però velate critiche sulla «perdita di identità della destra» e sulla necessità di recuperare «i valori fondamentali». La richiesta a gran voce è quella di recuperare una caratteristica di An che appare smarrita, quella di essere «una forza modernizzatrice». Tra gli interventi, inoltre, il più citato è stato Pinuccio Tatarella, il capogruppo alla Camera di An scomparso ormai sei anni fa. Fu lui a volere la componente finiana. La citazione più applaudita è stata quella del pupillo di Tatarella, Italo Bocchino: «Durante un convegno, un ragazzo gli chiese: qual è la nostra identità? E sapete che cosa rispose Tatarella? La nostra identità è vincere».

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