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I magistrati sciopereranno, per la quarta volta, contro la riforma dell'ordinamento giudiziario decisa ...

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«La scelta di scioperare è un momento di grande responsabilità e di amarezza - ha sottolineato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Ciro Riviezzo - lo sciopero è un atto estremo, ma noi non perdiamo mai la speranza che dal Parlamento arrivino parole di buonsenso». Secondo i magistrati, infatti, non si è discusso sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, non si sono valutati gli aspetti di incostituzionalità e di ingestibilità indicati dai magistrati e dalla cultura giuridica e, infine, non si è tenuto conto dei rilievi formulati dal Presidente della Repubblica. «I lavori parlamentari - si legge nel documento stilato dall'Anm - stanno proseguendo in questi giorni al Senato di fatto senza discussione alcuna e in mancanza di un adeguato esame di temi che incidono sull'esercizio della giurisdizione e sulle garanzie dei cittadini. Sul contenuto della riforma, in 4 anni, non si è mai realmente discusso, essendosi proceduto con blindature, maxiemendamenti, voti di fiducia e contingentamento dei tempi come in occasione della discussione in Senato, nella quale è stata operata la scelta di costringere il dibattito parlamentare negli angusti limiti di 8 ore di lavoro». Anche l'Unione delle Camere Penali condivide la posizione dell'Anm è, per bocca del suo presidente Ettore Randazzo commenta: «La riforma della giustizia è un vorrei ma non posso». Immediata la replica del ministro Castelli. «Ora tocca al Parlamento decidere se esercitare il potere legislativo che la Costituzione gli assegna in via esclusiva oppure se accettare i veti di forze extraparlamentari».

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