E Pomicino diventa direttore
Pomicino non può perder tempo. Un altro impegno bussa alla sua porta: da domani sarà il nuovo direttore politico della Discussione, il quotidiano fondato da Alcide De Gasperi e che Giampiero Catone, lasciando l'Udc, si è portato dietro. Per il giornale di piazza del Gesù 'o ministro - come dicono a Napoli - ha già grandi progetti. L'idea è quella di ricrerare uno spazio in cui tutti discutono liberamente pur appartenendo ad aree politiche e culturali diverse. Un po' quello che negli anni Ottanta rappresentò la rivista Itinerario del quale lui stesso era consulente scientifico per i giornalisti che vi scrivevano. «In quell'esperienza si trovarono a lavorare gomito a gomito personaggi dagli orientamenti all'opposto come Antonio Galdo di Panorama, Mario Orfeo e Antonello Velardi, rispettivamente direttore del Mattino e suo vice, assieme ad uno come Giorgio Bocca. Insomma - racconta Pomicino - socialisti, democristiani e comunisti tutti nella stessa redazione». Ha in mente di rifare lo stesso con la «Discussione»? «Daremo voce a tutte le aree politiche, questo è sicuro». Ha già in mente qualche nome importante? «Certo che ce l'ho , ma non mi sembra il caso di parlarne visto che ancora devo assumere l'incarico, abbia pazienza…» Come era il giornale fino a ieri era diretto da Catone e come diventerà domani che ne assumerà al direzione politica lei. «Il giornale prima non riusciva a sostenere una identità precisa, ma non poteva essere diversamente visto che era privo di un partito di riferimento. Oggi non vogliamo cadere nella vecchia tradizione dei giornali di partito clandestini perché nessuno li legge. La nostra sfida sarà farci leggere». E come farete? «Facendolo diventare il giornale di tutti». In che senso, scusi? «Come ho detto prima, nel senso che allargheremo in maniera molto forte l'area di chi può scrivervi, l'area di chi vuol rappresentare una sua identità anche alternativa alla nostra perché credo faccia bene al Paese se le culture politiche che lo governano si riaffacciano riprendendosi il posto che meritano. Questo darà uno strumento di analisi in più e una sollecitazione ancora più forte per invertire la tendenza». Vuol dire che potranno scrivere anche firme che non appartengono alla vostra area politica? Ci saranno interventi autoroveli? «Su questo non dico nulla. Posso dire però che il giornale diventerà lo strumento principale della diffusione o, per meglio dire, della offensiva di persuasione che noi dovremmo fare nei riguardi delle forze politiche esisetenti in ordine a due punti del nostro manifesto politico: da un lato il recupero della identità politica culturale e dall'altro l'affondo sul ritorno al proporzionale». Un giornale di battaglia insomma… Come lei! Ma quali cause portete avanti? «Sicuramente quelle che sono alla base del nostro manifesto. In primis, faremo pressione per il ripristino dell'intervento pubblico nella gestione diretta dell'economia che non è assolutamente "un rigurgito statalista" come qualche liberista da strapazzo oggi potrebbe dire». Ne ha già parlato con il direttore responsabile del giornale? «Beh, con Alfredo Romano abbiamo già lavorato insieme. Lui era uno dei uno dei giovani giornalisti di Itinerari. Io non scrivevo ma gli facevo da consulente». Adotteterà uno pseudonimo sulla «Discussione» come fa su un noto giornale dell'area del centrodestra? «No, no, lì i miei editoriali avranno nome e cognome. Mio fratello Geronimo continuerà a scrivere su altre colonne, se non mi cacciano…» Oltre ai contenuti cambierà anche la grafica del quotidiano? «Vedremo. Per questo ci vogliono i mezzi. Ma ne stiamo discutendo». M. C. F.