«La Padania» contro il premier «euroentusiasta»
E così, ieri, in un articolo dal titolo «Berlusconi fa l'europeista» e nell'editoriale «Qual è l'Europa che vuole Silvio?», il giornale del Carroccio si chiede se la «cacofonia adulatoria» del presidente del Consiglio nei confronti dell'Europa non si possa spiegare con le mire che quest'ultimo nutrirebbe per il Quirinale. «Agli anatemi contro l'Europa dei pedofili e dei massoni lanciati da Umberto Bossi e dal ministro Castelli a Pontida, sinfonia di libertà per le orecchie dei padani — è l'incipit del pezzo firmato da Giulio Ferrari — ha fatto eco la cacofonia adulatoria che Silvio Berlusconi ha rivolto all'Unione europea». Il premier, aggiunge, «ha approfittato dell'incontro con il presidente della commissione Ue Barroso a Parma per magnificare tutto quanto è più inviso alla lega Nord in fatto d'Europa». Facendo invece «fregare le mani» agli europeisti della Cdl. Si è trattato, si chiede La Padania, di «una di quelle estemporanee gaffes che hanno contribuito ad accreditare la curata immagine di dilettantismo politico tanto cara all' imprenditore prestato alla cosa pubblica?». No. «Di più — si afferma nell'articolo — in questo caso lo sgarbo è stato sottolineato, quasi ribadito, da un atteggiamento di ostentata sufficienza nei confronti della Lega liquidata da Berlusconi come "un partito territoriale che si occupa di interessi territoriali, ma non è mai intervenuta in questa maggioranza ad ostacolare la politica italiana in Europa e continuerà ad essere così"». E, invece, il quotidiano del Carroccio rivendica il ruolo avuto dalla Lega in Europa e le «battaglie provvidenziali» condotte dal ministro Castelli ad esempio contro i pedofili e contro «le manette ai razzisti». L'ipotesi più plausibile, si legge ancora nel pezzo di Ferrari, è che «il bagno di euroentusiasmo contribuirebbe a rendere "presentabile" il Cavaliere e ammissibile alla successione ad Azeglio Ciampi». Almeno, precisa, «questo è quanto si sussurra». «I bene informati infatti — si spiega — raccontano di un atto dovuto, parlano di un gesto di sottomissione nei confronti dei poteri forti, quelle centrali occulte che possono legittimare la scalata di Berlusconi alla vetta istituzionale della nazione».