Leader divisi sui soldi, l'Europa non c'è più
Fallisce il vertice Ue: Gran Bretagna, Olanda, Svezia e Spagna bocciano l'ipotesi di accordo
Un futuro destinato inevitabilmente a ridimensionare obiettivi e ambizioni. Dopo i no dei cittadini francesi e olandesi alla Costituzione, è arrivato il «rivediamoci più in là, senza fretta» dei leader dei 25. L'Europa della grande visione è finita, torna quella dei piccoli e modesti passi. È questo il risultato certificato dal vertice di Bruxelles che doveva rilanciare il processo costituzionale e trovare un accordo sul bilancio e che invece è fallito nel peggiore dei modi. Il percorso, tra l'altro, è reso ancora più tortuoso dal clima avvelenato che serpeggia tra i paesi membri. Non si era mai visto un presidente di turno dell'Unione dire, come ha fatto il lussemburghese Jean Claude Juncker, di aver provato «vergogna» di fronte al comportamento di alcuni Paesi membri. Cioè la Gran Bretagna e poi sicuramente Olanda, Svezia e Spagna, ma probabilmente anche Finlandia: quelli che, con i loro veti, hanno contribuito a far fallire il vertice Ue. Questa composizione della piccola e disomogenea «cordata di Blair» è emersa da dichiarazioni e indiscrezioni raccolte a margine del summit di Bruxelles. Per ricostruirla bisogna infatti basarsi sulle parole dato che ai Vertici Ue le decisioni si prendono «per consenso», quindi all'unanimità, senza che vengano lasciate tracce ufficiali e scritte di chi ha votato contro questa o quella proposta. È stato però il presidente francese Jacques Chirac a deplorare pubblicamente che il premier britannico Tony Blair abbia voluto «conservare integralmente il suo assegno» e a criticare «l'egoismo dimostrato da due o tre Paesi». Mnetre invece il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero è stato risparmiato dalle critiche dei leader francese e tedesco: forse perché, come racconta una fonte, alla fine avrebbe voluto allinearsi al consenso e non si sarebbe opposto da solo agli altri 24 partner: insomma «è difficile dire che la Spagna fosse contro». Ma la macchina istituzionale dell'Unione europea è già ripartita, questa volta impegnata in una serie di appuntamenti internazionali che promettono di trasformarsi in una sorta di verifica del doppio flop di Bruxelles. Nei prossimi sette giorni, infatti, i calendari della Commissione europea, dell'Europarlamento e della presidenza lussemburghese dell'Unione vedono i leader del vecchio continente prima dall'altra parte dell'Atlantico e poi di nuovo a Bruxelles per una serie di vertici che dovrebbero tracciare il corso dell'Europa nei prossimi mesi.