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«Alle elezioni andremo con il partito unico»

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Berlusconi rilancia: «Non è un'astuzia elettorale, risponde a una vera necessità storica del Paese»

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Parola di premier. Costruire il nuovo partito del centrodestra già per le prossime elezioni del 2006, non spostare oltre l'estate l'inizio del cammino e andare avanti, comunque, con il progetto, anche se dovesse essere necessario per i partiti della Cdl, a causa della legge elettorale, presentarsi con i propri simboli. È, in sintesi, il pensiero di Silvio Berlusconi che ieri è intervenuto al telefono al convegno organizzato da An a Milano per discutere del progetto del partito unitario del centrodestra. Dalla sua villa in Sardegna Berlusconi ha chiamato Ignazio La Russa, che ha organizzato il convegno, e per una decina di minuti ha spiegato come, quando e perché deve nascere il nuovo soggetto politico, rispondendo così alle domande che campeggiavano sullo striscione del meeting. «Credo fermamente in questo orizzonte — ha detto — e credo che possa essere per tutti noi il futuro: un futuro di nuove vittorie a cominciare dalle politiche del 2006. Qualcuno ha interpretato la mia recente dichiarazione sulla possibile presentazione alle elezioni di tutti i simboli storici della Casa delle Libertà come una frenata a questo grande progetto. Niente affatto. Se il nuovo partito nascerà, come sono certo, è del tutto evidente che presenterà agli italiani il proprio nuovo simbolo e la propria lista unitaria». Se non sarà così, sarà solo per colpa dell'attuale complessa legge elettorale — ha spiegato il premier — per cui «allo scopo di non perdere un voto bisognerà prevedere la contemporanea presentazione di simboli dei singoli partiti della Cdl». Per il centrodestra, secondo Berlusconi, è necessario aprire una nuova fase: «Guai a non capire come di questo l'Italia abbia grande bisogno: rischieremmo altrimenti di restare sordi alle domande di rinnovamento così come successe alla vecchia classe politica». Per realizzare questo obiettivo, per interpretare cioè ciò che accade in Italia ma anche in Europa, però Berlusconi ha indicato anche la necessità di ritornare «a poter contare su partiti forti e democratici che godano del consenso di almeno il 40% degli elettori». Una cosa il premier l'ha voluta sottolineare: «È chiaro che il progetto che ho lanciato non corrisponde ad una improvvisata, né ad un'astuzia elettorale: esso risponde ad una vera e propria necessità storica del paese». Il nuovo partito, quindi, dovrà nascere «da una grande mobilitazione di tutto il popolo dei moderati e dei riformisti». La nuova forza politica, secondo Berlusconi, «non sarà dominata da un pensiero unico ma da una pluralità di culture, tutte però concordi nel ritenere nella centralità della persone il comune denominatore della nostra azione politica». La preoccupazione che il progetto fosse già nel cassetto è stata espressa ieri da un nutrito e autorevole drappello di esponenti della Cdl dopo che la presentazione giovedì scorso alla Camera della bozza di riforma elettorale sembrava presagire un affievolimento. Ieri infatti il Comitato di Todi, il gruppo trasversale coordinato da Ferdinando Adornato, ha reso noto una lettera inviata a Berlusconi in cui esponeva i suoi timori. Ma come spiegano i collaboratori del premier la sua preoccupazione è non ripetere quanto accaduto nel 2001. Allora fra le schede uninominali e quelle proporzionali ci fu un gap di un milione e mezzo di voti, perché nelle prime, gli elettori non hanno trovato i simboli dei loro partiti preferiti.

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