Sì alle ratifiche già decise ma rinvio dei referendum
Riuniti al Justus Lipsius di Bruxelles — in un'atmosfera di profonda crisi e piuttosto a corto di idee — i 25 leader si trovano più o meno d'accordo sull'idea di decretare una «pausa di riflessione» sul processo di ratifica della Costituzione europea, mentre una soluzione all'intricato nodo delle prospettive finanziarie 2007-2013 appare al momento parecchio lontana. Ieri il vertice si è occupato della Costituzione mentre il delicato e burrascoso dibattito sul bilancio è previsto per oggi. L'ipotesi che è sembrata prevalere ieri è stata di un qualche tipo di rinvio: l'Europa vuole prendere tempo sulla Costituzione. I 25 discutono sui limiti e il contenuto di una pausa di riflessione che tutti ritengono comunque necessaria dopo gli schiaffi ricevuti dagli elettori francesi e olandesi. L'idea prevalente è quella di verificare la situazione all'inizio del 2006 al termine di una pausa di riflessione. Non è chiaro ancora se questo voglia dire anche un congelamento del processo delle ratifiche oppure se all'interno di questo periodo ogni stato potrà comportarsi come meglio crede. L'auspicio di alcuni leader è che dopo il referendum lussemburghese del 10 luglio — che ormai non può più essere fermato — le ratifiche di tipo parlamentare possano in qualche modo andare avanti per mettere più fieno possibile nella cascina europea, mentre quelle di tipo referendario potrebbero essere rinviate a tempi migliori. Il presidente francese Jacques Chirac — osservato speciale della riunione e per la prima volta in una situazione di oggettiva difficoltà — ha proposto la convocazione in tempi rapidi di un summit straordinario dell'Ue per discutere del «futuro» dell'Europa e dei suoi stati membri. In sintesi, è chiaro che l'unica strada possibile che i leader europei riescono a individuare, dopo il trauma referendario di Francia e Olanda, è quella di un qualche tipo di rinvio. Aspettare, congelare, attendere che l'atmosfera generale migliori prima di prendere decisioni affrettate: con questo spirito i leader hanno provato a sopire le preoccupazioni sul processo di ratifiche costituzionali in attesa del previsto scontro sul bilancio atteso per oggi. Su questo aspetto, l'ultima proposta lussemburghese non ha cambiato molto le carte in tavola. Le posizioni rimangono quelle note con la Francia e la Gran Bretagna in rotta di collisione e altri Paesi, come l'Olanda, che hanno già detto no e altri che aspettano altri miglioramenti per domani. Il ministro degli esteri inglese Jack Straw ha già spiegato chiaramente che al momento la proposta della presidenza lussemburghese rimane «non accettabile». Al momento però non sembrano esserci molti margini di manovra. Oggi i 25 leader cercheranno di evitare un altro rinvio e il fallimento del summit.