Silvio invita la Margherita: meglio noi di Rifondazione

Nella casa comune dei moderati c'è posto anche per i centristi dell'Unione che si sentono sempre più a disagio vicino a Rifondazione. Il premier ha lanciato l'invito esplicito a Francesco Rutelli e alla Margherita a lasciare quella che sembra una «collocazione innaturale» e a partecipare all'iniziativa della casa comune, partendo dal presupposto che stanno vivendo con «profondo disagio» l'alleanza con la sinistra «radicale ed antagonista». Un invito che però viene rispedito al mittente. Sciocchezze, un colpo di sole, una barzelletta, commentano dalla Dl. La maggioranza di Francesco Rutelli e Franco Marini respinge le lusinghe al mittente e assicura che il partito non si muoverà dal centrosinistra. «Berlusconi - avverte il portavoce dell'ex sindaco di Roma - si occupi dei problemi del Paese che, da quando è al governo, si sono nettamente aggravati. Le sue dichiarazioni nei confronti della Margherita hanno la stessa probabilità di realizzarsi della rielezione a premier di Berlusconi. Per Dario Franceschini, Berlusconi è «patetico» e la scelta di campo dei Dl «è irreversibile». E Franco Marini: «Da Berlusconi appelli privi di senso. Continueremo a lavorare con assoluto impegno per mandare a casa nel 2006 il suo governo». Gli ulivisti, però, con Arturo Parisi dicono di non meravigliarsi e criticano Rutelli per il brindisi seguito al flop del referendum. Di certo, le parole di Berlusconi hanno un effetto ancor più dirompente dell'ipotesi di grande centro lanciata da Bruno Tabacci, che giorni fa ha parlato di un partito di Rutelli e di Casini. E l'Udc Tabacci ieri ha insistito: «se c'è una nuova legge elettorale sarà fatale che si ricostruisca un centro che prenda forze anche dalla sinistra». Ma Tabacci al grande centro pone una condizione: che si arrivi a una riforma della legge elettorale sul modello tedesco con sbarramento al 5%. L'esponente dell'Udc non nasconde la voglia di Dc («Magari») ma sostiene anche che «operazioni di questo genere passano attraverso una riforma della legge elettorale che favorirebbe la nascita di un centro forte». Tabacci però boccia l'ipotesi di andare alle politiche con i diversi simboli della coalizione. «Non sono d'accordo con quanto ha detto Berlusconi. Se si va verso il nuovo partito tutte le iniziative devono essere funzionali a questa realtà. Se poi per ragioni elettorali ognuno va per conto suo, il progetto si arena. Questo per dire che l'idea di presentarsi con più simboli mi sembra un po' in contraddizione. Non si può dare per scontato l'approdo elettorale». La proposta di Berlusconi, secondo Tabacci «rischia di tagliare le gambe al percorso politico che stiamo intraprendendo. Se andiamo alle elezioni con una pluralità di simboli faremmo quello che fanno dall'altra parte». L.D.P.