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L'Udc si avvia a un'altra scissione

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E forse micidiali. I rumors delle ultime ore danno infatti Mauro Cutrufo — ex responsabile amministrativo del partito fino alle dimissioni presentate una settimana fa al consiglio nazionale — pronto a traslocare baracca e burattini alla Dc di Gianfranco Rotondi. E Mauro Cutrufo non è uno qualsiasi all'interno dell'Udc: è un senatore che fino a otto giorni fa ha avuto in mano un settore delicato del partito, che ha avuto, ad esempio, l'incarico di trattare a livello nazionale tutte le candidature alle passate elezioni regionali. Ed è quello che più si è esposto, proprio all'ultimo consiglio nazionale, contro Marco Follini, chiedendo più democrazia interna e soprattutto una nuova stagione di congressi provinciale e regionali per eleggere nuovi segretari. «Se veramente se ne va — ragionano in via Due Macelli — è un segnale pericoloso». Perché vuol dire che dentro il partito l'insofferenza verso la dirigenza sta raggiungendo livelli di guardia. E il congresso nazionale dal primo al tre luglio potrebbe trasformarsi in una resa dei conti con un esito che, al momento, nessuno può prevedere. Ma Mauro Cutrufo non è l'unico che i rumors danno in movimento nel partito di Casini. Nei giorni scorsi il ministro Carlo Giovanardi avrebbe parlato a più riprese con Berlusconi, mentre sabato sera il senatore Maurizio Ronconi avrebbe partecipato a un vertice, in una tenuta in Umbria di proprietà della figlia di Ligresti, con Gianni Alemanno, il cardinale Sodano e il ministro Beppe Pisanu. Finito qui il «movimento»? No, perché un paio di giorni dopo Giovanardi avrebbe telefonato proprio a Ronconi per informarlo dei suoi colloqui con il premier. E probabilmente è stato a sua volta informato di quello che si è detto nel minivertice in Umbria. Rumors, voci, che comunque hanno mandato in fibrillazione i dirigenti dell'Udc. Anche perché sono in parecchi ormai a chiedersi che senso abbia l'arroccarsi di Follini in una posizione di assoluta intransigenza nei confronti della contestazione interna. Il partito di Casini ha già perso una gran parte della Sicilia, grande bacino di voti, per lo strappo di Raffaele Lombardo, ha perso un pezzo di partito nella capitale, dove Marco Di Stefano, ex segretario, è passato alle ultime elezioni regionali con il centrosinistra, ha perso, ancora prima, Rotondi, che ha fondato la sua Dc, e ha lasciato per strada Dorina Bianchi, emigrata sotto i petali della Margherita. Ora le fughe potrebbero diventare un vero e proprio esodo. Soprattutto considerando che dietro queste ultime manovre potrebbe esserci l'ombra di Berlusconi. Che il premier guardi con simpatia la nuova Dc è cosa risaputa e l'operazione potrebbe essere quella di avere un nuovo alleato, elettoralmente più pesante di oggi, ma soprattutto più fedele del riottoso Follini. Scenario non impossibile, considerando che se un politico come Mauro Cutrufo, che ha un collegio strasicuro, decide di spostarsi, vuol dire che gli sono state date abbondanti assicurazioni. Che, in questo momento, solo Berlusconi è in grado di dare. In tutto questo resta da decifrare il ruolo di Pierferdinando Casini. Il presidente della Camera per il momento sembra volersi tenere al di sopra delle parti. Ma fino a quando? Se nulla cambia, nel 2006 rischia di trovarsi in mano un partito dissanguato con la prospettiva di sedersi per cinque anni in Parlamento da semplice deputato dell'opposizione.

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