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La Consulta deciderà sul potere di grazia

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I giudici dovranno dire se è prerogativa esclusiva del Capo di Stato o se occorre la controfirma del Guardasigilli

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La decisione di Ciampi è maturata dopo il reiterato diniego del ministro della Giustizia Castelli di concedere un atto di clemenza nei confronti di Ovidio Bompressi e Adriano Sofri. Forti polemiche politiche ha suscitato soprattutto la situazione dell'ex leader di Lotta Continua. I due sono stati condannati per l'omicidio del commissario Calabresi. In ogni caso, il conflitto sollevato da Ciampi e presentato tramite l'Avvocatura Generale dello Stato, riguarda soltanto la grazia a Bompressi, l'unica su cui c'è un fascicolo trasmesso al Quirinale e che Ciampi ha potuto valutare. L'articolo 87 della Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica il potere di «concedere grazie a commutare le pene». In ogni caso, la giurisprudenza costituzionale, ha sempre considerato «duale» tale potere. Per concederla, cioè, occorre la controfirma del Guardasigilli, oltre alla richiesta di un soggetto terzo. Una questione, comunque, tutt'ora dibattuta. Non sono pochi i giuristi che credono che questo potere sia di competenza esclusiva del Capo dello Stato. Così Ciampi, per dissipare una volta per tutte dubbi e polemiche — soprattutto tra il Quirinale e il Guardasigilli — ha investito della questione la Consulta, sollevando il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. In sostanza, Ciampi ha chiesto: il potere di grazia spetta soltanto al Presidente della Repubblica, oppure per essere esercitato necessita della controfirma del Ministro della Giustizia? Spetterà ai giudici costituzionali dare risposta alla questione sollevata dal Capo dello Stato. Il ricorso, stando a quanto si è appreso nella serata di ieri, è già stato trasmesso alla cancelleria di Palazzo della Consulta. I tempi della decisione in ogni caso non si preannunciano brevi. Il primo presidente della Corte Costituzionale Piero Alberto Capotosti, dovrà per prima cosa nominare il giudice relatore della causa e fissare la data della camera di consiglio che dovrà pronunciarsi sull'ammissibilità del ricorso. Soltanto successivamente, nel caso in cui dovesse superare il primo vaglio dei giudici della Consulta, il conflitto verrà preso in considerazione nel merito. Con ogni probabilità, se ne riparlerà in autunno: la Corte ha davanti a sé soltanto due settimane prima della pausa estiva. La ripresa è prevista per l'ultima settimana di settembre, quindi la Consulta non raggiungerà una decisione prima di ottobre o novembre. In ogni caso, dopo mesi e mesi di polemiche tra Ciampi e Castelli e tra maggioranza e opposizione, la palla è passata alla Corte Costituzionale che dovrà decidere se la controfirma ministeriale è necessaria, cioè se la grazia è un potere «duale», ovvero di competenza esclusiva del Capo dello Stato. La soluzione del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato è regolata dalla Costituzione e dalla legge 11 marzo 1953 numero 87. L'articolo 134 della Carta stabilisce che la Consulta decide «sui conflitti tra poteri dello Stato e su quelli tra Stato e Regione, e tra le Regioni». Gli articoli 37 e 38 regolano la risoluzione del conflitto. La Corte — secondo l'articolo 37 — lo risolve «se insorge tra organi competenti a dichiarare definitivamente la volontà del potere cui appartengono e per la delimitazione della sfera di attribuzioni determinata per i vari poteri da norme costituzionali». La Consulta — recita invece l'articolo 38 — «risolve il conflitto sottoposto al suo esame dichiarando il potere al quale spettano le attribuzioni in contestazione e, ove sia stato emanato un atto viziato da competenza, lo annulla». La Corte Costituzionale dovrà quindi stabilire a chi spetta il potere di grazia e se è necessaria la controfirma del Guardasigilli. Dovrà altresì chiarire se la grazia può essere concessa «motu proprio» dal Capo dello Stato ovvero se sia necessaria la richiesta di un soggetto terzo. In serat

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