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L'esito del referendum rimette in moto i nostalgici di un partito di ispirazione cattolica

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Quasi tutta la Cdl esulta e ora pensa ad allargarsi. Mastella: molti problemi per l'Unione

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I commenti di coloro che nei giorni scorsi si sono battuti per l'astensione hanno quasi il tono nostalgico di chi riscopre quel legame tra il sentire cattolico e la politica sepolto con la fine della Dc ma covato dagli ex democristiani. E questo non potrà non avere ripercussioni nella nascita del nuovo partito della Cdl che, già prima del battesimo, ha già un pilastro fortemente cattolico. Non solo. L'esito del referendum potrebbe aprire la strada ad una aggregazione più ampia, trasversale, che riunisce forze politiche a vocazione cattolico. Il che vuol dire approfondire il solco tra la sinistra laica a oltranza e un centro moderato vicino alla Chiesa. Così mentre il premier Berlusconi si tira fuori con un silenzio che dalla vigilia del voto si prolunga anche ad urne chiuse, i vertici di Forza Italia non nascondono la soddisfazione che si allarga a macchia d'olio tra le frange moderate della Cdl, dall'Udc di Follini e Casini alle componenti di Alleanza nazionale sempre più insofferenti delle posizioni del leader Fini, ma coinvolge anche i centristi dell'Unione. Nei giorni scorsi il coordinatore azzurro Sandro Bondi aveva sottolineato che il dibattito sul referendum rivelava «il riemergere di un laicismo integralista e anticlericale che sembrava essere stato superato nella storia e nella cultura della sinistra italiana». Buttiglione incalza: «Nessuno può dire che gli italiani non sono andati a votare perchè poco informati, c'è stato un astensionismo combattivo della posizione che aveva argomenti migliori di quelli degli altri. Gli italiani rifiutano la seconda ondata della secolarizzazione, quella che porta alla fine alla costruzione dell'uomo in provetta». Si offre anche il leader dell'Udeur Clemente Mastella che attacca il fronte del voto della sua coalizione: «Se non fosse stato per noi e per Rutelli il centrosinistra sarebbe minoranza nel Paese. E meno male che Fini ha fatto harakiri. La cosa che più colpisce è che non hanno il polso del paese. Le leadership devono saper cogliere quanto avviene nella società e non stupirsi in ritardo». Mastella poi prevede che l'esito del voto «creerà molti problemi. Si sa dove cominciano e non si sa come finiscono». Il leader dell'Udeur poi sbarra la strada ai Radicali. «Seguire Pannella - dice - porta alla sconfitta». E a chi gli chiede se ora Prodi sia più debole, replica: «Non so, ma bisogna seguire un'idea collegiale di centrosinistra. Le leadership solitarie fanno solo disastri. Noi diamo buoni consigli: bisogna evitare di cadere nelle sabbie mobili e diciamo che senza l'area moderata la sinistra non vince. È importante che la classe dirigente sappia guidare il paese e mettere la museruola a chi è più scalmanato». Secondo Mastella si potrebbe aprire «un problema politico di alleanza». Beppe Fioroni, deputato della Margherita e membro del comitato Scienza e vita, ribadisce «l'errore di proporre i referendum. Alla fine è risultato vincente l'atteggiamento della Margherita che è un partito plurale. I Ds invece oggi non sono sintonizzati con la sensibilità e i bisogni del paese». Veltroni intuisce il rischio del dopo referendum. «L'Italia di tutto ha bisogno in questo momento, fuorchè di una contrapposizione ispirata lungo l'asse laici-cattolici». Ma è proprio questo che invece si profila.

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