«Sostituire Prodi? Così si manda tutto all'aria»
Bacchetta con vigore coloro che mettono in discussione la forza del Professore nonostante il risultato delle regionali e l'ultimo sondaggio che dà l'eventuale lista Prodi al 18%. Si dichiara felice della prospettiva di diventare ministro dell'Istruzione qualora il centrosinistra dovesse arrivare al governo, ma intanto sta salda sulla priorità di mettere le basi di un programma condivisibile per tutto l'Ulivo. Luciana Sbarbati, segretaria dei Repubblicani Europei, mamma, ex insegnante e psicologa, è la vera lady di ferro dell'Unione e si capisce subito che per Rutelli e i suoi «margheriti» non nutre grandi simpatie. «Le cifre del sondaggio dissolvono le velleità neocentriste di molti», avverte la signora augurandosi che «possa servire alla Margherita affinchè ripensi alla sua decisione di presentarsi con il proprio simbolo al proporzionale». Insomma, onorevole Sbarbati, Prodi ha affermato di essere pronto a rinunciare a Palazzo Chigi pur di portare avanti il progetto dell'Ulivo: voi Repubblicani che cosa dite? «Anche noi pensiamo che il progetto sia più importante di tutto il resto. Va oltre le divisioni che possono esserci tra i partiti, perché comprende anche una nuova concezione del far politica al di fuori degli schieramenti strettamente partitici. Ma si tratta di una risposta concreta ad una situazione di difficoltà del paese. A questo progetto culturale e politico stiamo lavorando tutti, anche dietro le quinte, anche con poca visibilità. Quindi non intendiamo rinunciarci». Quello di Prodi è un avvertimento? «Prodi si è reso conto ed ha voluto lanciare un messaggio forte agli alleati: non c'è tempo, la situazione è grave e bisogna intervenire subito. La preoccupazione profonda ha spinto il Professore a chiedere una soluzione immediata. Ha capito che non si può rispondere a tutto e a tutti. Bisogna verificare se il timone c'è o non c'è. E se c'è deve essere più visibile». La scissione nella Margherita è un pericolo o un vantaggio, dunque? «Quale scissione? Semmai ho visto una discussione. C'è un problema politico e noi rispettiamo sia la riflessione di Prodi che quella di Rutelli. Ognuno ha la sua autonomia. Non ci sono contraddizioni ma l'esigenza di far confluire nella federazione l'eredità culturale di tutti...Stare insieme è difficile, lo sappiamo. Ci sono molte diversità...Infatti non crediamo, almeno per adesso, ad alcun partito unico possibile, ma...». Ma? «Non c'è tempo. Bisogna rilanciare il programma. Tra Prodi e Rutelli si può parlare di crisi di crescita. Spero sia così e che venga risolta. Non si può mandare all'aria un patrimonio di consensi già acquisito». Ma qui già si parla di sostituire Prodi, dei Dl disposti a lasciare la leadership alla Quercia. Di Veltroni. «Queste sono pruderie politiche. Non si può cambiare il cavallo in corsa perché dice cose che non ci piacciono. Noi su questo progetto politico ci abbiamo scommesso. Voler cambiare subito il leader di riferimento è un modo per non affrontare i problemi del Paese. È il programma che conta, non la faccia. Noi ci stiamo impegnando su scuola, ricerca e Europa. Bisogna individuare dei pilastri su cui fondare l'unità della Sinistra. Non possiamo andare d'accordo su tutto. Anche sulla Rai non andavate d'accordo. E la linea Prodi ha fallito. «Davvero? Siamo sempre stati per un presidente di garanzia. Puntavamo in alto». Ma questo lo dice la legge. Chi ha sbagliato la trattativa? «Sulla Rai si sbagliano tante cose da molto tempo». Come finirà? «Non credo che si risolverà entro l'estate». E come voterà al Referendum? «Quattro sì, ma con qualche dubbio, come tanti».