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Il Presidente dei Ds: «Anche se vince l'astensione combatteremo per cambiare la legge»

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Dunque la mattina dopo ci metteremo a combattere per cambiare la legge». Ha chiuso così Massimo D'Alema il suo intervento ieri alla manifestazione dei referendari a Campo dei Fiori a Roma. «Ogni sì, anche se non sarà il sì necessario a raggiungere il quorum — ha scandito dal palco — sarà un incoraggiamento prezioso a continuare a combattere. Lo dico a chi andrà lunedì a votare, all'ultimo momento, magari sapendo che non c'è il quorum. Non dovrà pensare che il suo voto non serve: servirà, state tranquilli». La legge 40, ha continuato D'Alema, è fatta «per conquistare le simpatie delle gerarchie cattoliche, il che ha impedito al Parlamento di discutere serenamente e di ricercare convergenze. Fini lo ha detto ed ha avuto coraggio». Insomma il presidente dei Ds è stato molto chiaro: questo referendum, anche se i sì dovessero perdere, sarà comunque un punto di partenza, un sasso lanciato nello stagno immobile di quanti non vogliono cambiare la legge 40. E in Parlamento, c'è da giurarci ci sarà comunque battaglia. Alla manifestazione a Campo dei Fiori hanno partecipato sia esponenti della maggioranza (come Antonio Del Pennino del Pri e Gianni De Michelis del Nuovo Psi) sia dell'opposizione sia dei Radicali. E a poche centinaia di metri di distanza, al Chiostro del Bramante, sulle note di «Happy days», ha invece concluso la campagna referendaria il Comitato Scienza e Vita, che sostiene l'astensionismo. Personaggi dello spettacolo, della politica, dell'associazionismo cattolico (dalle Acli alla Fuci, dall'Azione cattolica al Forum delle associazioni familiari) si sono riuniti per il gran finale per ribadire la scelta del non voto. Obiettivo: tutelare la legge 40 perché, come recita lo slogan del comitato, «sulla vita non si vota». Il volto della campagna, la ginecologa Emanuela Lulli, ha sottolineato che il non voto serve «per costruire una civiltà migliore per donne e figli. Ci appelliamo agli scienziati perché non dicano bugie ai malati di Alzheimer e di diabete, persone che soffrono, che non vanno ingannate parlando della speranza delle staminali embrionali. Sono 10 anni che si fa ricerca su di esse e non c'è alcun risultato. Mi rifiuto di sentire queste bugie». Ma l'agitazione per il referendum ha fatto litigare anche il presidente della Camera e Piero Fassino. Il primo ha accusato il leader della Quercia di aver perso la sua serenità a causa del clima di questi giorni, il secondo ha insistito nella sua critica a Casini ed a Marcello Pera, ai quali contrappone il fatto che il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi darà «un segnale» nel senso della partecipazione al voto. D'altra parte, la tesi fassiniana secondo cui l'astensione non sarebbe una modalità legittima di esprimere il proprio pensiero, divide anche i presidenti della Camere della scorsa legislatura: se Luciano Violante, dei Ds, condivide e rilancia al tesi contro l'astensione, citando anche un brano del Vangelo, Nicola Mancino, della Margherita, cita la propria «libertà», per spiegare la scelta di non votare, in «coerenza» con il voto contrario alla legge espresso in Parlamento (osservazione quest'ultima che può suonare polemica nei confronti di molti che hanno cambiato idea nel frattempo).

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