Ruini: «Grazie per la scelta del non-voto»
Si chiude così il convegno ecclesiale della diocesi di Roma su «Famiglia e Comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della fede». Lunedì scorso Benedetto XVI aveva tenuto un lungo discorso che, tra le altre cose, aveva ribadito il valore del matrimonio di fronte a convivenze di altro tipo e la necessità di difendere la vita umana dal concepimento alla morte e ieri sera, nella basilica Lateranense, Ruini ha ribadito i concetti espressi dal Papa, calcando la mano sulla giustezza del non-voto a riguardo del prossimo referendum sulla fecondazione assistita e, in più, comunicando a tutti una notizia da più parti attesa: l'apertura ufficiale, martedì 28 giugno nella stessa basilica di San Giovanni in Laterano, nei primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, della causa di beatificazione e canonizzazione Giovanni Paolo II. In merito al referendum, Ruini ha parlato con toni decisi, ringraziando tutti i presenti per «quel che state facendo in rapporto al referendum e alla scelta consapevole del non voto». «Non siamo noi ad aver voluto il referendum - ha detto Ruini -, non siamo e non saremo noi ad esacerbare i contrasti e le contrapposizioni; non vogliamo forzare le coscienze ma soltanto illuminarle; non siamo contro nessuno, lavoriamo invece per qualcuno: per la vita umana nascente, certo, e per i figli che hanno diritto a conoscere i propri genitori, ma anche per le donne e gli uomini di oggi e di domani, che devono sempre essere considerati e trattati come persone e non come prodotto di laboratorio o oggetto di sperimentazione, e che anche nel loro giusto desiderio di essere genitori vanno aiutati a non dimenticare che il figlio rimane sempre, prima che una propria soddisfazione, una persona da accogliere in dono. Ci muoviamo dunque, anche in quest'occasione, secondo quella logica di servizio e di amore del prossimo che ci ha insegnato il Signore». Non è semplicemente un diritto per Ruini quello della Chiesa di esprimere la propria opinione in merito alle sfide proposte dal contesto sociale e culturale, ma anzi è un dovere lavorare perché tutta la cultura sia orientato in senso cristiano e ogni uomo conosca così la vera libertà e le sue potenzialità migliori. E poi l'affondo sulla necessità di una nuova educazione che «in fondo non significa altro che aiutare la crescita delle nuove persone, cioè appunto la loro formazione come persone, così che si realizzi il progetto di Dio, l'amore gratuito che Dio ha per ciascuna di loro». Per fare ciò è necessario che, soprattutto i giovani, si aprano alla vera libertà che è adesione a Dio e, insieme, scoprano cosa sia la vera sessualità, quale «forza che promuove la comunione e la vita», e non «l'occasione di un ripiegamento individualistico, e alla fine un impedimento ad essere felici». E poi la richiesta alle famiglie perché aiutino la nascita delle vocazioni religiose «con la testimonianza quotidiana della propria vita, alla fede in Cristo e al dono di se stessi». In ogni famiglia si deve «creare l'atmosfera nella quale nascono e si sviluppano le vocazioni». «Quando poi queste arrivano a sbocciare è quanto mai importante che i genitori per primi mostrino di capirle, di apprezzarle, di esserne grati al Signore: si richiede per questo una vera conversione del cuore, rispetto alla mentalità oggi diffusa, sulla quale deve impegnarsi a fondo la pastorale familiare».