Romano rompe il patto del silenzio e fa irritare i Ds
Impegnati in un febbrile quanto rischioso lavoro di mediazione, gli uomini di via Nazionale non devono aver certo accolto con gioia la disponibilità con la quale il Professore si è soffermato ieri a parlare coi cronisti delle cifre rilevate dall'istituto Piepoli, seppur dopo aver premesso di non dare a queste molto affidamento. La data fissata dallo stesso Prodi per cominciare a dipanare la matassa, o almeno a tentare di farlo, è, come è noto, il 15 giugno, dopo la consultazione referendaria. E perché a ciò si arrivasse senza fibrillazioni ulteriori a quelle del momento, Fassino si era raccomandato di far calare un prudente silenzio. Un silenzio che l'ex-premier non è riuscito, evidentemente, a mantenere, galvanizzato dall'evidenza data al sondaggio dai media. Nonostante ciò, Prodi ha cercato di governare i sentimenti — forse avvertito dell'irritazione che stava montando tra i Ds — e ha scelto un profilo prudente, indicando l'ipotesi della propria lista come una extrema ratio in caso di mancata riappacificazione con i rutelliani o, come dicono i maligni, per brandirla come una minaccia per ricondurli a miti consigli. Dal canto loro, i diessini hanno gettato acqua sul fuoco, perseverando nella linea del compromesso, illustrata due giorni fa nei dettagli da Pierluigi Bersani con la proposta delle liste a «geometria veriabile». È di ieri, infatti, la dichiarazione del capogruppo alla camera Luciano Violante, nella quale si afferma che «la fese che stiamo attraversando adesso riguarda una quota minima dei seggi, e non credo chge questo incida sull'atteggiamento dell'elettorato». D'altra parte, se quanto scritto dal Sole si rivelasse vero, la Quercia perderebbe, oltre a un bel po' di voti, anche il primato nel centrosinistra a beneficio della lista del Professore.