Rai, parte la carica dei portaborse
Risposta del consigliere Rai, del quale, per cortesia, preferiamo non rivelare il nome: «Mica faccio l'affittacamere. Non è un problema che mi riguarda». Già, ma qualcuno del settimo piano di viale Mazzini questo problema ce l'ha, eccome. Infatti, un'invasione simile non s'era mai vista. E la rivoluzione delle stanze del piano «alto», sta mandando in tilt viale Mazzini, più degli assalti della concorrenza. Al punto che i responsabili della logistica hanno le mani nei capelli dallo stress da giorni e giorni. Trovare una soluzione per i nove consiglieri (otto più il presidente ancora da nominare) previsti dalla legge Gasparri è stato già un problema ed ha causato una serie di proteste da parte di tutti quegli alti dirigenti della Rai costretti a fare i bagagli e a cercarsi rapidamente un'altra stanza in un altro piano o addirittura in un'altra sede. Ma ora che un esercito di portaborse sta sbarcando al seguito degli otto consiglieri (e manca ancora tutto lo staff del presidente) la questione si sta facendo preoccupante. I precedenti inquilini (che poi erano rimasti solo in quattro) infatti erano stati molto più parchi nel numero dei collaboratori, tra segretarie, portavoce e assistenti. Adesso, pare che la maggioranza dei consiglieri invece abbia scelto di avere due o tre collaboratori, tra esterni e interni. Con un rapido conto, quindi, alla fine potrebbero arrivare a 25-27 persone totali. Un piccolo esercito dunque al servizio del nuovo consiglio, escludendo poi lo staff del direttore generale e la segretria del Cda stesso. Per sistemare tutta questa gente al settimo piano stanno facendo i salti mortali. Ogni giorno si cambia idea e si pensa di traslocare qualcuno, con conseguenti proteste e liti di corridoio, ma non se ne esce. Ancora tanti restano senza scrivania. E anche i bagni non bastano. In attesa che arrivi il nuovo presidente con i suoi fedelissimi di turno, si cercano nuovi spazi. E qualcuno azzarda ipotesi grottesche di verande abusive costruite sul tetto di amianto per risolvere l'improvvisa mancanza di alloggi. Di polemica in polemica, ieri c'è stato un piccolo giallo sul candidato numero uno dell'Unione Claudio Petruccioli, che secondo indiscrezioni avrebbe pensato di dimettersi comunque dalla presidenza della Vigilanza. Anche nell'eventualità non dovesse salire più sul trono della presidenza Rai. Ma l'interessato ha smentito categoricamente di voler mollare. «Non ho alcuna intenzione di lasciare la mia poltrona in Vigilanza», ci ha spiegato Petruccioli, che in questi giorni sicuramente non sta passando un momento facilissimo, essendo un presidente in pectore continuamente messo in discussione e poi rimesso in pista. Ma la decisione di Siniscalco di nominarlo o no, non riuscirà a scatenare le sue dimissioni. E lo ribadisce sicuro: «Non me ne andrò di mia iniziativa. Non ho alcun motivo per fare un simile gesto. Quello che succederà, succederà. E almeno che non vogliano poi nominarmi ambasciatore a New York, cosa che non mi spiacerebbe affatto, non me ne andrò. Rimarrò qui fino alla fine della legislatura. Poi...». Insomma, chi pensa a un Petruccioli dimissionario perché furibondo per come stanno andando le cose, potrebbe farlo solo per spianare la strada a Paolo Gentiloni (Dl) suo eventuale successore.... Il senatore diessino, che non perde mai il suo sense of humour non evita di fare battute: «In ogni caso mi auguro che Gentiloni non diventi presidente della Vigilanza nemmeno dopo le elezioni... Perché dovrà esserci un esponente del centrodestra al mio posto. Altrimenti vorrà dire che il centrosinistra avrà perso». Insomma, Petruccioli non molla e se non verrà consacrato presidente della Rai resterà comunque presidente della Vigilanza. Fino a nuove elezioni almeno. I suoi nemici sono «tutti» avvertiti.