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Il responsabile del Tesoro ribadisce che non ci sarà una manovra bis e presenterà la tesi di difesa già al G7 di venerdì

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«Era un atto dovuto» gli fa eco il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco con un fair play di circostanza. La Commissione Ue ha appena comunicato di aver aperto la procedura per deficit eccessivo ma il governo non solo getta acqua sul fuoco ma dice di non condividere la posizione di Bruxelles ed è pronto a dar battaglia e a far valere le proprie controdeduzioni. La prima occasione sarà il G7 di venerdì a Londra e poi il negoziato vero e proprio in vista dell'Ecofin del 12 luglio. L'obiettivo è negoziare un piano di rientro dal deficit che sia ragionevole «anche in tre anni» e non rischi di gravare ulteriormente su un'economia già in difficoltà, come avverrebbe, è tornato a sottolineare Siniscalco, se si facesse una manovra-bis. Ma le cifre parlano chiaro: un disavanzo pubblico al 3,2% del pil nel 2003 e 2004 e un debito che non scende sotto il 106%. Inoltre secondo le previsioni nel 2005 il deficit raggiungerà il 3,6% per correre verso un pericoloso 4,6% nel 2006. Il ministro nel commentare l'avvio della procedura, ha sottolineato che in Europa «nessuno ci mette sotto processo e che la procedura per deficit eccessivo non e un esame di maturità, al quale si viene promossi o bocciati». Si tratta, invece, di un «processo concordato in cui si raggiunge nuovamente il valore di riferimento con un sentiero che si decide insieme». Grazie alle nuove regole del Patto di stabilità, ha spiegato infatti il ministro, «l'atteggiamento è cambiato: non c'è più un atteggiamento da tribunale, ma di analisi fatta insieme». Entrando poi nel merito della questione, il ministro ha puntualizzato che «se abbiamo sforato nel 2003 e nel 2004, è dovuto unicamente alle revisioni Eurostat». Non c'è stato un «errore di politica economica, ma una serie di eventi, tra cui la crescita, che non sono andati nella direzione desiderata», ha argomentato ancora Siniscalco. Ma Siniscalco non si ferma qui. Precisa infatti che l'Italia ha già scritto una lettera alla Commissione, illustrando quei fattori che potrebbero ammorbidire il giudizio dell'Europa. Lo stesso Siniscalco, poi, se necessario farà un road show per le capitali europee con l'obiettivo di convincere i propri colleghi della bontà delle argomentazioni italiane. Tra i principali punti di discussione, secondo il ministro, vi e la correzione strutturale del disavanzo effettuata nel 2004, pari allo 0,8% del pil, che Bruxelles non sembra voler tenere nella debita considerazione. «Non siamo completamente d'accordo sulla lettura dei dati», spiega, dicendosi tuttavia fiducioso di «riuscire a convincere sia il Comitato economico e finanziario che il consiglio Ecofin» della validità delle argomentazioni italiane. Andando nel dettaglio, il ministro ribadisce che «il disaccordo non è sui numeri e sui fatti, ma sul modo di leggerli». Quanto all esito dell intera vicenda, Siniscalco dice chiaramente che l'importante è non prendere decisioni che possano penalizzare la crescita. «Se non essere in disavanzo eccessivo implicasse fare una mega-manovra nel 2005, forse con l'economia in recessione non sarebbe la cosa da fare», spiega.

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