Veltroni per quattro sì, la Garavaglia non andrà alle urne

Tra «si» e «no» sulla delicata questione della fecondazione assistita, si scompongono equilibri politici considerati solidissimi. Con un'unica eccezione, l'asse Marrazzo-Veltroni. Entrambi voteranno, convinti, quattro sì, come la maggior parte della giunta capitolina. Con una eccezione, però. La vice non segue il suo sindaco. Mariapia Garavaglia (Margherita), infatti, ha partecipato, convinta, all'appello bipartisan per l'astensione, rivolto ieri da un folto gruppo di esponenti del centro destra capitolino. Un appello che è stato già raccolto da ottanta fra consiglieri comunali e municipali. «Mi sconcerta - sostiene la Garavaglia - la colpevolizzazione contro chi non vota si. La mia è una posizione di coscienza, sulla quale non rispondo né al capo politico nè al capo della Chiesa. Astenersi significa far riprendere il confronto e il dialogo». Va da sola, dunque la vice sindaco, già ministro della sanità. Ed è sempre la Margherita ad avere petali diversi sui quesiti referendari. Posizioni articolate infatti sono state prese dal presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra e dal capogruppo della Margherita alla Regione, Mario Di Carlo. Entrambi andranno a votare e voteranno tre si e un no. Il «no» è per il quesito sulla fecondazione eterologa. «La mia è una posizione squisitamente personale - sostiene Gasbarra - rispetto l'appello spirituale della Chiesa e non la ritengo affatto un'ingerenza. Tuttavia, la legge 40 deve aprirsi alla vita e venire incontro alla forte richiesta di maternità, di paternità e di cure». D'altra parte, però gli assessori più in vista di Regione e Comune sono compatti per i 4 si. Del resto, sia il presidente della Regione, Marrazzo che il sindaco Veltroni sono stati tra i firmatari dell'appello a favore del voto, insieme ad altri autorevoli esponenti di comuni e regioni, come Antonio Bassolino e Massimo Cacciari. Un appello forte, raccolto dall'assessore all'agricoltura della Regione Lazio, Daniela Valentini, che voterà convinta 4 si e, fra gli altri, dagli assessori capitolini, Maria Coscia, Claudio Minelli, Roberto Morassut. Cresce però l'attività per l'astensione che in città conta diversi incontri al giorno. «Dopo questo referendum — ha osservato il consigliere comunale di An Michele Baldi — se vince l'astensione nulla resterà più uguale. Potrà nascere un nuovo movimento cattolico, democratico e popolare. Potremo così cancellare la legge sull'aborto» Il comitato «Donna per l'astensione», ha già colto l'adesione di Paola Guerci, Alessandra Mussolini, Elisabetta Gardini, l'ex assessore regionale dell'Udc, Olimpia Tarzia. Ma non solo. La questione referendaria entra nel vivo anche nei municipi della città, dove in questi ultimi giorni disponibili si stanno costituendo diversi comitati per l'astensione, comitati in cui l'aspetto bipartisan è ancora più marcato, forse la minore responsabilità politica rende la coscienza più libera.