Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'Udc resta a Follini, Giovanardi si «squaglia»

default_image

Il consiglio nazionale approva la mozione del segretario, congresso dal primo al 3 luglio

  • a
  • a
  • a

Ma da quello che si è visto ieri alla Domus Mariae, dove si è riunito il consiglio nazionale dell'Udc, la leadership di Marco Follini non è minimamente in discussione. Anche se i centristi non stanno attraversando un momento facile, solleticati da chi — ma non sono molti — vedrebbe di buon occhio un cambio al vertice, e indecisi su quale strada seguire sulla proposta del partito unico. Dal consiglio nazionale di ieri è uscita comunque una prima indicazione: nessuno, all'interno dell'Udc, ha numeri e forza da poter insediare il segretario attuale che dovrebbe quindi venir riconfermato. Del resto la fotografia del partito in questo momento è molto chiara: nessuno ha voti sufficienti per insediare il terzetto Follini-Casini-Baccini. Non ce l'ha Carlo Giovanardi (con lui sta Emerenzio Barbieri) che pure nelle ultime settimane era sembrato volersi proporre come alternativa a Follini ma che ieri ha invece firmato la mozione del segretario. Anche se poco dopo ha messo la sua firma anche sotto la relazione di minoranza, contraria al leader. Attirandosi gli sberleffi di Luca Volonté (pure lui folliniano): «Faccio davvero fatica a comprendere la sua posizione politica. Capisco che è in difficoltà e per questo gli esprimo solidarietà». E le critiche di buona parte del partito. «La sua posizione davvero non si capisce — spiega un altro esponente Udc — Non ha i voti per fare una vera guerra e del resto è uno degli alleati di Casini della prima ora. Perché mettersi contro?». Soprattutto sapendo che il Presidente della Camera, se la Cdl dovesse perdere le elezioni del prossimo anno, automaticamente si riapproprierebbe della guida del partito. Cosa che sa benissimo anche Follini. Nella geografia interna del partito neppure Buttiglione è così forte. Con lui ci sono un gruppetto di deputati (Teresio Delfino, Mario Tassone) e Rocco è anche il catalizzatore degli ex Cdu. Ma solo se qualcuno all'esterno (leggi Berlusconi) avesse voglia di spingerlo potrebbe avere qualche chance di vittoria. Poi ci sono gli arrabbiati, gli scontenti, come Mauro Cutrufo. Ieri ha nuovamente ribadito la sua protesta di scarsa trasparenza e democrazia all'interno del partito, ha rimesso nelle mani del segretario il suo incarico di responsabile elettorale del partito e ha presentato una mozione chiedendo che l'investitura del segretario passi attraverso il congresso nazionale. Ipotesi contro la quale, prima ancora che fosse esplicitamente presa in considerazione, si è espresso Follini aprendo il consiglio. «Se ci fossero queste condizioni — ha replicato glaciale — mi ritirerei». Altro «pierino» del partito è Bruno Tabacci, ma potendo contare praticamente solo sul suo voto non suscita particolari preoccupazioni. L'altro tema sul tappeto era quello del partito unico e di un eventuale spostamento del congresso. Ma nessuno si è speso più di tanto in questa direzione. E anche lo stesso Buttiglione, che era tra i più propensi a spostare in avanti la data della riunione, ieri ha fatto un passo indietro. «Del resto — spiega un altro esponente dell'Udc — l'unica soluzione possibile, quella sulla quale sia Casini sia Berlusconi sono d'accordo, è di formare il Ppe italiano. Senza Alleanza Nazionale perché altrimenti perderemmo consensi, ci ritroveremmo con la gente di destra che va a votare Alessandra Mussolini. Ma quella del Ppe è comunque una soluzione già pronta, a portata di mano».

Dai blog