Siniscalco ci riprova: tassiamo le rendite
La manovra servirà alla copertura del taglio dell'Irap. «Non possiamo certo tassare i consumi»
Lo aveva detto e lo ripete adesso, nonostante in mezzo ci sia stato un secco altolà di Silvio Berlusconi. Il ministro delle Politiche Agricole e vicepresidente di An sale sul palco del convegno dei giovani industriali e avverte: è necessario tassare le rendite finanziarie. L'esponente della destra sociale riprende un concetto espresso il giorno prima da Matteo Colaninno, il presidente dei giovani industriali: «Non possiamo dimenticare che il vero punto debole del sistema-Italia è la prevalenza della rendita sul profitto. Il recente check up sulla competitività elaborato dal centro studi di Confindustria conteneva un dato clamoroso: negli ultimi vent'anni la quota di reddito nazionale destinata al lavoro si è ridotta dal 50 al 40 per cento, mentre quella delle rendita è aumentata dal 20 al 30 per cento. Se la rendita prevale sul profitto, la società si ammala... La lotta alle rendite deve diventare la bussola del ceto dirigente del Paese». E Alemanno apprezza e rilancia, spiegando che «per la copertura dell'Irap servono misure forti. L'obiettivo principale deve essere la tassazione delle rendite. Anche se il presidente del Consiglio ha reagito male, credo che quello sia un tema centrale». E siccome poco più avanti lo stesso Alemanno spiegherà che la riduzione dell'Irap, la tassa sulle imprese, potrebbe essere decisa già nel prossimo consiglio dei ministri, un eventuale intervento sulle rendite potrebbe essere dunque imminente. E se Colaninno aveva avanzato una richiesta, l'esponente di An apre una porta e fa accomodare il ministro dell'Economica Domenico Siniscalco. Il quale, nel suo intervento subito dopo quello del titolare delle Politiche Agricole sullo stesso palco, si mantiene più sul vago. E come al solito quando è in disaccordo con Berlusconi, barcamenandosi un po', riesce a dire che «le grandi riforme fiscali si fanno spostando il peso da una tassa all'altra. Ci sono tre aree: i consumi, i prodotti e le rendite». Ma pochi istanti dopo, specifica meglio delimitando il campo dei possibili interventi: «È difficile spostare la tassazione sui consumi, non è intelligente in un momento in cui le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese (in questi giorni si parla di un innalzamento dell'iva dal 20 al 21 per cento proprio per finanziare la riduzione dell'Irap ndr). Bisogna guardare verso un'altra area. Ma anche alla spesa e all'evasione fiscale. Bisogna poi smetterla con i condoni e puntare più sulle liberalizzazioni e sulla concorenza». Senza affermare e senza escludere, dunque, Siniscalco dà il via libera alla stangantina sulle rendite (verrebbero però esclusi i Bot e, in generale, la pressione fiscale dovrebbe restare almeno invariata). Ma, a chi gli chiede di chiarire, risponde: «Chiedete ad Alemanno». E Alemanno replica: «Chiedete a Siniscalco». Montezemolo, seduto in prima fila, sorride, incassa e guarda avanti. Soprattutto perché il ministro dell'Economia fa capire di essere pronto a fare la sua parte nella lotta all'evasione, altro punto richiesto proprio dagli industriali. Difende l'euro e ricorda come «in Italia bastava svalutare del 30 per cento la moneta e l'economia ripartiva: e questo è stato il principale motivo per cui non si è fatta innovazione». Spiega poi che si lavorerà ulteriormente sul fronte dello «smagrimento della spesa pubblica». Dice chiaro e tondo che adesso bisogna «mettere il focus sulle imprese, prima non l'abbiamo fatto perché il programma di governo era un altro». E riconferma infine che prima di ripartire con il piano delle liberalizzazioni, chiamerà imprenditori e parti sociali. Infine strappa anche un applausino da Guglielmo Epifani. Anche se il leader della Cgil gli tira poi le orecchie: «Quando parla da politico dice cose condivisibili, quando agisce da politico fa in un altro modo».