Fassino apre alla Margherita e irrita i prodiani
Soddisfatto Franco Marini: «Intravedo lo spazio per un confronto costruttivo e risolutivo»
Lo stop all'idea di «andare comunque avanti da soli» è arrivato da Piero Fassino, in un'intervista, che ha suscitato la viva soddisfazione nella Margherita, ma anche perplessità tra i prodiani, che hanno sottolineato come, proprio Fassino, alla vigilia dell'Assemblea federale della Margherita, aveva usato toni opposti. Intanto si fa strada nell'Ulivo l'idea di una moratoria di una settimana, per evitare che le divisioni sui referendum creino ulteriori difficoltà al dibattito. Ieri, infatti, la discussione è ruotata principalmente attorno all'annuncio di Rutelli di volersi astenere ai referendum. Il leader dei Dl, che ha trascorso la giornata in famiglia, parlando con i suoi collaboratori ha espresso «stupore» perchè la sua decisione è stata definita da più parti come uno strappo. «Non ho strappato un bel nulla - avrebbe detto Rutelli - ho votato la legge 40 e oggi confermo quella scelta; ci sarebbe stato uno strappo se avessi dichiarato di votare sì». Rutelli è convinto che ci siano le condizioni perchè l'ultima settimana trascorra in clima di serenità e rispetto reciproco. Anche perché, sottolineano i suoi collaboratori, venerdì Rutelli si è preso la responsabilità di indicare alcuni punti su cui legge 40 può essere migliorata, aprendo così una possibilità di convergenza del dopo voto, pur tenendo fermi i principi fondamentali della legge. Franco Marini, invece, si è detto compiaciuto delle parole di Fassino. «Intravedo - ha detto - uno spazio per un confronto costruttivo e risolutivo visto che l'unica preoccupazione della Margherita è quella di rafforzare l'alleanza di centrosinistra per poter dare, l'anno prossimo all'Italia, un governo all'altezza delle gravi questioni che turbano oggi la vita degli italiani». Ma a preoccupare i due Poli è soprattutto la «strana convergenza» tra Rutelli e il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Nessuno crede in una manovra a tenaglia dei due ma, in Forza Italia e nei Ds, nessuno vuole spingere l'ala centrista del rispettivo Polo tra le braccia l'uno dell'altro. Da qui nascerebbe il «no» di Fassino alla Lista dell'Ulivo senza la Margherita, idea presente nel documento di Creta stilato il 2 giugno da Prodi. Ciò nonostante, tra i prodiani, lo stop della Quercia ha suscitato qualche malumore anche se, alla fine, è stato apprezzato lo spirito unitario. Specie alla luce delle parole che il segretario Ds ha pronunciato ieri pomeriggio da Viareggio. «Abbiamo bisogno di un Prodi forte, autorevole che ci guidi - ha affermato - abbiamo bisogno di un Ulivo unito con la partecipazione forte e consapevole di tutti i suoi componenti compresa la Margherita; abbiamo bisogno di consolidare ulteriormente la larga unione del centrosinistra». Vannino Chiti, coordinatore della segreteria Ds, ha indicato con precisione il percorso da seguire: si avvii concretamente la Federazione, nei gruppi consiliari degli enti locali, in Parlamento e lavorando sul programma; «ne nascerà un percorso che renderà più facile trovare una soluzione unitaria e condivisa su come presentarsi alle elezioni del 2006». Identico il percorso suggerito dalla leader dei Repubblicani europei, Luciana Sbarbati, che ha messo in guardia: «Sul programma servono scelte strategiche, anche dure, ma fondamentali per il Paese. Lo possiamo fare se non perdiamo nessun pezzo. Stare insieme non è semplice, ma dobbiamo cercare di farlo». Oggi, intanto, Prodi sarà a Bologna e lunedì sarà impegnato nella Fabbrica del programma sui temi del lavoro. Intanto dal socialista Roberto Villetti è arrivata la richiesta di una «moratoria» del dibattito fino al 14 giugno, cioè dopo i referendum.