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«La legge 40 impedisce lo sterminio di figli fin dallo stato embrionale»

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Pedrizzi (An) guida la campagna degli anti-referendari: «Se vincesse il sì non verrebbero garantiti neppure i diritti delle donne»

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Il figlio concepito non può essere ucciso con premeditazione. Tutto qua. Come si fa a non condividere una normativa del genere? Anche perché, quand'anche vi fosse il dubbio che gli embrioni siano già vita, siano già esseri umani, siano già persone, sarebbe sufficiente tale dubbio per esigere che sia impedita la loro distruzione. Se infatti il principio di precauzione non si applica in questo caso, scegliendo la soluzione che garantisca la vita, quando va applicato? Solo per Ogm vegetali come i pomodori o il mais? Insomma, basta con la leggenda nera della legge 40 mostruosa, disumana, atroce, crudele, oscurantista e liberticida! Questa è una legge che ha posto fine al far west della vita in provetta, riducendo il danno insito nella pratica della fecondazione artificiale la quale comporta l'uccisione in serie, sistematica, di figli allo stadio embrionale. La legge 40 argina questa strage degli innocenti. È una normativa personalista che si sforza di tutelare, per quanto possibile in questo determinato momento politico-culturale, il soggetto più debole e indifeso, il figlio concepito, in maniera direttamente proporzionale al suo stato d'inferiorità. È una legge che salvaguarda effettivamente la salute delle donne, compromessa nella giungla della deregulation. È una legge che davvero apre la porta alla speranza di guarigione per tanti malati, incentivando la ricerca più promettente, meno rischiosa e priva di controindicazioni etiche, quella in grado di portare concretamente alla scoperta di nuove terapie. Perciò le domande sono: tra il diritto alla vita del figlio concepito e il diritto (inesistente) alla procreazione dell'adulto, quale deve prevalere? Tra il diritto alla vita del figlio concepito e il diritto alla libertà di ricerca scientifica senza limiti, quale deve prevalere? E la libertà di ricerca scientifica deve essere senza limiti? O il suo limite deve essere il diritto alla vita del figlio concepito? È giusto che l'uomo si produca, si fabbrichi in laboratorio? La procreazione umana può essere trasformata in industria manifatturiera? I figli si possono ordinare «a la carte»? Sono queste le domande a cui devono rispondere i referendari. Finora non lo hanno fatto. La verità è che se vincessero i «sì» ai referendum contro la vita, la famiglia, la donna e la scienza, non solo verrebbe cancellato ogni diritto del figlio concepito, non solo verrebbe affermato che l'embrione è una cosa, un oggetto, e non un essere umano, un soggetto titolare di diritti, ma non verrebbero più assicurati neanche i diritti degli altri soggetti coinvolti, e in particolare quelli della donna, la cui salute tornerebbe ad essere compromessa. Verrebbe consentita la produzione soprannumeraria di embrioni, il loro congelamento, la sperimentazione su di essi e quindi la loro uccisione. *Presidente Nazionale Consulta etico-religiosa di AN Responsabile Nazionale del partito per le politiche della famiglia

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