Il Nuovo Psi tentato dall'unità a sinistra

«Un piccolo seme che spero sia fecondo» dice Piero Fassino sotto alle cappuccine e agli stucchi settecenteschi della Sala del Cenacolo della Camera dei deputati in vicolo Valdina. E le porte per una joint venture con quei socialisti che oggi si trovano nella maggioranza di Governo si spalancano. «Senza alcun imbarazzo», aggiunge il segretario della Quercia nel ricordare quanto «comuni» siano i valori dei due partiti storici della sinistra italiana. L'apertura di Fassino nei confronti del socialismo non è una novità. Dal palco del terzo Congresso dei Democratici di sinistra a Roma il segretario disse: «La storia della sinistra è grande e plurima. Ne è parte essenziale la traiettoria politica del Pci, da Gramsci a Togliatti, da Berlinguer a Occhetto, così come quel quel movimento socialista che, da Turati a Matteotti, da Nenni a Saragat, da Pertini a Lombardi, fino a Craxi, ha segnato la storia d'Italia». L'applauso della platea del Palalottomatica diede al segretario la prova che la direzione imboccata era quella giusta. I tempi a febbraio non sembravano comunque maturi per parlare apertamente di riunificazione dei socialisti riformisti nell'area del centrosinistra. Ma adesso che si avvicina il congresso del Nuovo Psi — dove gli uomini di de Michelis decideranno le strategie politiche per il 2006 — è probabile che Bobo Craxi prema per una lista unitaria con i «cugini» dello Sdi e con i Ds di Fassino all'ombra dell'Ulivo. Uscendo dal convegno, infatti, il figlio di Bettino non ha nascosto l'apprezzamento per le parole del segretario del primo partito dell'opposizione: «Una lista unitaria socialista non può essere che a sinistra».