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«Grave una divisione nel Consiglio Ue»

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Lo ha rilevato il vicepremier italiano e ministro degli esteri Gianfranco Fini in una conferenza stampa congiunta alla Farnesina con il suo collega spagnolo Michelangelo Moratinos. Ma Italia e Spagna, ha precisato il titolare della Farnesina «puntano al contrario a far convergere i 25 Paesi Ue su una posizione comune sulle prospettive comuni dell'Europa». Dunque l'ambizione dei nostri paesi «è giungere ad un documento unanime perchè, se in quel consiglio si dovesse creare una divisione ulteriore, si verificherebbe un fatto politicamente grave». Fini ha rilevato che le ratifiche del trattato devono «andare avanti, ma per fare questo occorre anche avviare una seria riflessione politica in modo da dare una risposta al malessere che serpeggia in Europa». Fini ha inoltre sottolineato come la «fretta» sia una cattiva consigliera. Fini ha quindi citato la richieste dell'Italia riguardo alle prospettive finanziarie dell'Unione per il periodo 2007-2013 (giorni fa il ministro degli esteri aveva preannunciato il veto al bilancio qualora dovessero essere ridotti i fondi strutturali destinati al mezzogiorno, ndr). «L'Italia non difende un interesse nazionale fine a se stesso, ma difendendo un interesse nazionale difende anche la capacità dell'Unione Europea di essere percepita dagli italiani come garanzia di solidarietà e di sicurezza sociale, non come elemento negativo». Per il presidente del Senato Marcello Pera «la Costituzione europea ha subito un colpo decisivo. Non so ancora se mortale, ma certamente decisivo». «La fase è molto difficile - aggiunto Pera - ma una cosa che certamente non dovremmo fare è fingere che niente sia accaduto». Secondo il presidente del Senato «l'Europa deve proseguire, ma quell'ambizioso trattato costituzionale non risponde manifestamente alle esigenze dei cittadini».(ANSA). «Il processo delle ratifiche non si può fermare». Lo ha detto il commissario Ue Franco Frattini intervenendo al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria. «Sarebbe un errore -ha aggiunto- dare all'Europa il segnale che tutto è perduto, che prevale la rassegnazione, per questo nei paesi in cui il referendum si svolgerà o dove è stato programmato i governi devono dare la possibilità ai cittadini di esprimersi, questo ci consentirebbe un quadro più ampio. Sarebbe altrettanto grave -ha concluso- far finta che non sia successo niente, poichè si sono messi in discussione alcuni pilastri importanti, come il rapporto tra Europa e cittadini».

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