La Ue bacchetta l'Italia, troppo ottimismo
Ma il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco è pronto a dare battaglia, a opporsi alla procedura, e intanto ribadisce il no secco a una manovra bis per raddrizzare i conti. Siniscalco dovrebbe far sentire le proprie ragioni in un incontro previsto per lunedì con Almunia proprio quando ci sarà l'Eurogruppo che precede l'Ecofin del 7 giugno. Secondo il Tesoro i contenuti del rapporto «sono inaccettabili e non condivisibili». Anche perché - spiegano in via XX Settembre - «non prendono in considerazione misure ed interventi già adottati o chiariti dall'Italia». Tra questi ci potrebbe essere la riclassificazione dello scarto tra fabbisogno e indebitamento fatta pochi giorni fa dall'Istat, che ha alzato il deficit dello 0,1% portandolo al 3,2%. Inoltre, dal dicastero di via XX Settembre fanno notare come le previsioni di crescita che nel documento vengono definite «ottimistiche» siano state fatte sulla base delle previsioni di crescita della stessa Ue. Martedì 7 la proposta passerà in Commissione. In caso di adozione da parte dell'esecutivo Ue, il testo dovrà essere presentato, entro due settimane, all'esame del Comitato economico e finanziario (Cef) e, dopo un ulteriore passaggio formale in Commissione Ue previsto il 29 giugno, sarà discusso dal Consiglio dei ministri dell'economia e delle finanze dell'Ue nel Consiglio Ecofin del 12 luglio. Ma vediamo le obiezioni sollevate da Almunia. Deficit e debito eccessivi: Secondo i servizi di Almunia i dati sia del deficit che del debito italiano «mostrano chiaramente l'esistenza di un deficit eccessivo in Italia tra il 2003 e il 2004». In particolare, il livello generale del deficit del governo ha raggiunto il 3,1% del Pil nel 2003 e ha fatto registrare lo stesso livello nel 2004, livelli che potrebbero aumentare ancora a seguito dell'ulteriore revisione che Eurostat sta effettuando per il periodo 2001-2004. Dall'analisi di Almunia emerge inoltre che anche il debito pubblico in Italia è «chiaramente al di sopra della soglia di riferimento del Trattato» ed è diminuito di meno del 5% del Pil tra il 2000 e il 2004 e il tasso di riduzione ha fatto registrare un rallentamento sensibile. Il Tesoro respinge le critiche sull'andamento del fabbisogno nei primi cinque mesi del 2005 rispetto allo scorso anno, spiegando che sulla performance di allora pesarono ben 4 miliardi di misure una tantum che non sono state ripetute. Il fabbisogno, dunque, «non è esploso» - sottolineano al ministero dell'Economia - mentre il vero problema dei conti italiani resta quello del debito pubblico. Il deficit non è eccezionale: secondo il documento, alla situazione italiana non potranno essere applicate le deroghe previste dal Trattato. Il deficit 2003 e 2004 non può essere infatti qualificato come «eccezionale» e la crescita negli stessi anni «non si qualifica come severo rallentamento economico» dato che infatti che il tasso di crescita è stato basso, ma è comunque rimasto positivo nel 2003 e nel 2004. Lo sforamento del 3% nei due anni in questione non è neanche da considerare come temporaneo, dato che il deficit è stato sopra la soglia di riferimento del 3% in almeno due anni, ed in particolare nel 2003 e nel 2004. Inoltre le previsioni di primavera 2005 indicano un deficit al 3,6% del Pil nel 2005 e al 4,6% del Pil nel 2006. Stime troppo ottimistiche: Bruxelles ritiene inoltre che i piani di bilancio italiani sono stati costruiti su stime troppo ottimistiche sulla crescita del Pil e questo ha contribuito a significativi disequilibri di bilancio. Una nota positiva arriva invece dal riconoscimento che la dipendenza da misure una tantum è diminuita nel 2004 e dovrebbe scendere ulteriormente nel 2005, per essere completamente eliminata nel 2006, ma questo dato e accompagnato dal fatto che il dec