IL CAOS NELL'UNIONE
E ora Margherita e Ds sfidano il Professore e rilanciano Petruccioli
C'è chi, come Peppino Caldarola, parla esplicitamente di «schiaffo a Fassino e al principale alleato» per il boicottaggio del Professore verso Petruccioli (nella foto). E chi come un esponente della segreteria del partito afferma che «Prodi si è mosso in modo quantomento dilettantesco, per non dire di peggio: quella dichiarazione da Creta è stata - non so se volutamente - controproducente per il candidato appoggiato da tutti i partiti dell'Unione». Parole dure, irritazione palpabile. Certo, ufficialmente tutti si affannano a smentirlo, ma dentro l'intero centrosinistra, e in particolare dentro i Ds, il leader dell'Unione viene considerato responsabile dell'affossamento di Claudio Petruccioli, perchè ha «fornito su un piatto d'argento a Berlusconi» il pretesto per lanciare in pista un altro nome, quello di Monorchio, sponsorizzato da Letta e Ciampi. E disastrosamente bocciato ieri dalla Vigilianza. Sta di fatto che, dopo lunghe riunioni, i vertici diessini hanno deciso di reagire, rilanciando il nome di Petruccioli. E chiedendo al tempo stesso a Prodi - quando tornerà - una riunione chiarificatrice, con tutti gli alleati. «Chiariremo a Prodi che noi vogliamo Petruccioli, e sosterremo la sua candidatura con chi ci sta», spiega un dirigente Ds, parafrasando ironicamente la formula della lista dell'Ulivo «con chi ci sta». La Margherita ovviamente è d'accordo, anche perchè ha in pole position il braccio destro di Rutelli, Paolo Gentiloni, per la successione a Petruccioli in Vigilanza, e d'accordo è pure Rifondazione. Ma la fronda prodiana, quella che vedeva come fumo negli occhi la nomina di un presidente Rai diessino dentro un Cda completamente fuori dalla sfera d'influenza del Professore, ha ripreso vigore dopo la bocciatura di Monorchio. Prodi e i suoi puntano su un Cda congelato, senza nomine bipartisan e a gestione balneare. Il rilancio e l'approvazione della nomina di Petruccioli finirebbero per essere una secca smentita del leader dell'Unione. Ma l'indicazione dell'esponente liberal dei Ds dipende dal governo, e dunque il pallino - anche per quanto riguarda la leadership prodiana - è nelle mani di Berlusconi.