Marini attacca e i prodiani alzano il tiro Nella Margherita si passa ora agli insulti
Per ora si registra solo uno stallo. Fassino non è ancora riuscito a incontrare Rutelli: il primo è volato a Bari mentre il secondo tornava da Palermo e nel week end sono si sono sentiti. La mediazione stenta a partire e, al momento, non si si vedano soluzioni all'orizzonte anche se si studiano varie ipotesi. Intanto mentre tra Ds e Margherita permane il gelo, la tensione è salita alle stelle nel partito di Rutelli tra Parisi e i prodiani da una parte e Franco Marini dall'altra, reo di aver rilasciato un'intervista in cui non ha risparmiato critiche agli ulivisti interni e ha ribadito con durezza il suo giudizio sulla lista unitaria. Una tensione che ha riportato alla ribalta la minaccia di una possibile scissione dei "parisiani" dei Dl. La presa di posizione di Marini sulla Repubblica era rivolta più contro Massimo D'Alema, accusato di voler «imbrogliare» i Dl perché, a suo avviso, dietro le critiche del presidente della Quercia, c'è la volontà di imporre il partito unico («non accetto cartoline precetto nè dai Ds nè da altri»); che contro i prodiani (anche se Marini definisce Papini e Santagata, voluti da Prodi per la cabina di regia, come politici che «non conoscono la Margherita», insomma degli estranei). Fatto sta che a reagire in modo duro sono stati quegli esponenti della Margherita che, sebbene in minoranza, insistono sulla lista unitaria (Monaco, Papini, Santagata, Bordon) mentre dalla Quercia sono venute parole distensive e inviti alla calma. In casa Ds vige l'ordine di «non disturbare il manovratore» che si accinge nell'ardua impresa di trovare «le compatibilità tra le ragioni di Prodi e di Rutelli» per cui nessuno ha replicato alla «rispostaccia» di Marini. Luciano Violante, in un'intervista al Corriere che prendeva le distanze dalle posizioni di D'Alema, e Vannino Chiti, in una dichiarazione, hanno invitato ad «abbassare i toni» e a «chiudere con le polemiche». In casa della Margherita, invece, la tensione si taglia a fette e quell'intervista è diventata un nuovo «casus belli» tra Marini e Parisi. Se si pensa che il presidente dell'Assemblea Federale ha risposto a Marini («non ci facciamo piegare dai diktat») con una nota inviata da Creta, dove è in vacanza con Romano Prodi, si capisce come il tempo in quel partito volge sempre più al brutto, tanto che anche oggi si parla con insistenza, tra i Dl del rischio di una scissione. «Come è possibile - si è chiesto Parisi - che Marini pensi che possiamo assistere inerti mentre lui lavora perché il partito si allontani ogni giorno di più dal suo patto fondativo?».