Follini apre alla «casa comune» della Cdl
«In quella sede avremo modo di parlarne in lungo e in largo». Buttiglione però preferisce parlare di partito nuovo, «piuttosto che di partito unico». Sulla guida del «partito nuovo», Buttiglione ha spiegato «Berlusconi potrebbe essere anche contento di vedere il risultato della sua opera in politica». «È molto meglio che sia un partito che esprima una guida - ha detto ancora il ministro - che un leader che rappresenti un partito». Ma a livello territoriale, in Molise la compattezza della Cdl si sfalda. Insieme a Lombardia, Veneto e Sicilia era rimasta una delle roccheforti della CdL tra le Regioni italiane. Ma il governo del Molise - regione dove comunque non si era votato nella tornata elettorale del 3 e 4 aprile scorsi essendo la scadenza della legislatura fissata al 2006 - è entrato ufficialmente in crisi, con l'uscita dell'Udc dalla maggioranza di centrodestra che sostiene il presidente Michele Iorio (Fi). L'ultimo atto della crisi, dopo mesi di braccio di ferro con le altre forze della coalizione, si è consumato nella riunione dell'ufficio politico dell'Udc, nel quale i consiglieri regionali centristi hanno deciso di rassegnare le dimissioni da tutti gli incarichi istituzionali ricoperti fino ad oggi. Il segretario regionale del partito, Teresio Di Pietro, ha consegnato a Iorio un documento con il quale l'Udc si dichiara fuori dalla maggioranza di Palazzo Moffa e chiede al governatore di «rilanciare l'azione politico-amministrativa attraverso quattro punti fondamentali: terremoto e alluvione, disoccupazione giovanile, agricoltura, dissesto idrogeologico». «Serve un atto di discontinuità attraverso l'azzeramento della giunta - si legge nel documento - e la nomina in tempi rapidissimi di un nuovo esecutivo al quale l'Udc non farà mancare il suo appoggio». Il partito, inoltre, dichiara di «non sostenere più l'attuale giunta regionale» ed invita Iorio a prendere «le conseguenti decisioni in questo delicato momento della vita istituzionale della Regione». «Tutto questo - prosegue il documento - significa che se non ci sarà un nuovo governo regionale l'Udc continuerà a restare fuori dalla maggioranza». «Ancora una volta - ha commentato Di Pietro - si è voluto che l'Udc assumesse una posizione traumatica per far comprendere al presidente Iorio che ci sono delle emergenze da affrontare e che quindi è necessario un patto di fine legislatura che porti l'intera coalizione ad affrontare in maniera decisa e senza più tentennamenti la grave situazione socio-economica della regione». I primi segni di insofferenza dell'Udc regionale, prima dell'apertura ufficiale della crisi, erano affiorati già nel luglio del 2003 dopo la presentazione della prima bozza di riforma del Sistema sanitario regionale, che i centristi non avevano condiviso definendola «troppo verticistica». Dopo una serie di incontri, Iorio aveva deciso di azzerare la giunta e non assegnare la delega alla Sanità. La riforma è stata poi approvata nel dicembre scorso anche con i voti dell'Udc. Un mese dopo i centristi hanno richiesto al presidente «il rispetto del principio dell'alternanza tra gli assessori della giunta, stabilito - a loro dire - nel mese di luglio del 2003». Una richiesta - secondo quanto dichiarato dall'Udc - disattesa e «accompagnata dall'invito del presidente Iorio a fare chiarezza all'interno del partito». Ora i centristi fanno invece sapere: «non ci interessa più l'alternanza, ma chiediamo che nella CdL ritorni la collegialità e il rispetto di tutti i partiti». Per ora Iorio prende tempo prima di commentare la nuova situazione. I gruppi del centrosinistra, invece, colgono l'occasione per auspicare un rapido ritorno alle urne.