Se il maschilismo colpisce a sinistra
Piero Fassino che strapazza la ministra Stefania Prestigiacomo, «rea» a suo dire, di non sapere che «il mondo è più grande della tua testa». E poi la vittoria dell'Unione in dodici Regioni su quattordici che avrebbe fatto immaginare un'ondata rosa in arrivo anche negli assessorati. Così non è stato, fatta eccezione per qualche piccolo caso come il Lazio. Insomma, che succede alla sinistra? C'è un maschilismo anche da questa parte. E a sentire le donne di centrosinistra parrebbe di sì. O quasi. Per esempio, proprio la Dato, esponente della Margherita, vittima della sortita demitiana, attacca: «Gli uomini del centrosinistra si rapportano in modo ancillare con donne dell'entourage politico. Sto parlando delle segretarie, della collaboratrici. Si attendono sempre la "cura" delle donne nel privato». Ribatte una delle donne maggiormente in crescita nei Ds, Beatrice Magnolfi: «Al contempo tendono ad un grande rispetto e alla valorizzazione per le donne loro pari (le colleghe parlamentari), atteggiamento ormai interiorizzato e politicamente corretto». Anche se può essere strumentale, perché sanno che portare le donne in politica crea immagine. La Magnolfi, tra l'altro, è stata l'esponente politico che ha aperto il congresso dei Ds nel febbraio scorso al Palalottomatica di Roma. «Qualche volta - rammenta Dato - sono stata fatta oggetto, durante i lavori parlamentari, di improperi da parte di un collega della sinistra, ancorché da lei sollecitato a ripetere ad alta voce la dichiarazione di voto». Atteggiamenti riscontrabili per lo più fra esponenti legati a modelli culturali arcaici e sorpassati. «Permane ancora nella mentalità maschile di sinistra - lamenta Valeria Fedeli, segretaria generale dei Tessili Cgil - una certa confusione fra donne libere e donne "leggere"». Rincara la dose Cinzia Dato: «Mentre la valutazione estetica delle colleghe desta negli uomini ancora sorpresa, perché non è inquadrabile nei due o tre stereotipi di loro appannaggio, scoprire dell'intelletto in una donna anche avvenente». «La vera discriminazione risiede invece - afferma Alma Cappiello, una vita nel Psi di Craxi e oggi stella rinascente nella Quercia fassiniana - nella scarsa presenza delle donne in politica e, anche se nel centrosinistra è meno evidente, il problema è grave». C'è chi per esempio sostiene che c'è stato l'allontanamento delle donne dalla politica, perché è risultata incomprensibile per la confusione di rapporti e di relazioni, che l'assenza delle donne non ha aiutato a capire. Una chiave di letura che probabilmente potrebbe essere illuminante sulla reale condizione della dona in politica anche a sinistra. «La politica avanza se ci sono le donne - continua Alma Cappiello - ma un posto ad una donna è un posto in meno per un uomo e la discriminazione diventa più pesante quando si sale ai vertici dove le donne trovano il tetto di cristallo». «Le donne preparate, qualificate - sottolinea Fedeli - ci sono, basta sceglierle!». «Ma - incalza Magnolfi - occorre anche lavorare molto sulle regole interne ai partiti e sulle regole elettorali per aumentarne la presenza». Nelle ultime elezioni Regionali, in Toscana la legge elettorale bloccava le liste dando la possibilità di inserire la regola dell'alternanza di un uomo con una donna. Adottata dai Ds, e non dagli altri partiti, ha raddoppiato le consigliere da quattro ad otto. Un piccolo caso, forse non un modello, che certamente non è tutto. Ma le donne vogliono ora fare sistema per fare in modo proprio che si allarghi le possibilità di accesso si luoghi di potere da parte delle donne. Un terreno sul quale la sinitra, inoltre, sembra essersi fermata mentre dal'altra parte Berlusconi si sta per lanciare in questo mondo: a metà della settimana che comincia il premier terrà una riunione con le donne del centrodestra. «Il rapporto delle donne col potere è stato complesso - ricorda Magnolfi -. Ha rappresentato per molto tempo un tabù perché connotato prevalentemente al maschile. Oggi non viene percepito dalle donne