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Pezzotta attacca FI lo segue

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Ma questa volta c'è il rischio reale di andare in rotta di collisione con Cisl e Uil entrambi consapevoli che il clima è cambiato e che i muscoli più che sulla piazza bisogna mostrarli al tavolo della trattativa. L'intesa sul contratto del pubblico impiego ha rischiato di saltare ancora una volta per il «ricatto» del leader della Cgil Guglielmo Epifani, come ha detto fuori dai denti il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta. Il resoconto della maratona contrattuale dà la misura della frontiera di tensione a cui sono giunti Cisl e Uil da unaparte e Cgil dall'altra. Dice Pezzotta: «Il governo ha presentato una lettera in cui affermava che avrebbe aperto un confronto con le parti per la riforma degli assetti contrattuali. Un punto sui cui la Cisl era ed è d'accordo. Ma la Cgil ha chiesto di togliere quel passaggio dall'accordo. E ha fatto di più - aggiunge Pezzotta - ha impedito alla Cisl di poter aderire con una propria dichiarazione a verbale all'iniziativa del governo. Infatti Epifani ha detto che con una dichiarazione di quel tipo la Cgil non avrebbe firmato il rinnovo contrattuale. Un atteggiamento ricattatorio». Pezzotta mette Epifani di fronte a una realtà indiscutibile; quella di un sistema contrattuale che «fa acqua da tutte le parti. Non si rinnovano gli accordi per diciassette mesi, si fanno ore e ore di sciopero. Al contrario, dobbiamo fare più contratti e meno scioperi». Il che in poche parole significa basta con il vecchio modo di fare sindacato che è di mantenere alta la tensione sul governo continuando ad agitare l'arma dello sciopero. Occorre una svolta, sostiene Pezzotta. La verifica? Mentre Cisl e Uil all'indomani della sigla del contratto degli statali hanno revocato lo sciopero, la Cgil avrebbe voluto tenere in mano il pacchetto di giorni di mobilitazione in una sorta di pressing costante su Palazzo Chigi. Epifani è dell'idea che il contratto nazionale non può essere messo in discussione ma anzi va rafforzato; Cisl e Uil sostengono invece che solo dando più peso al secondo livello, le buste paga possono tenere il passo con l'aumento del costo della vita. Pezzotta ha lanciato un monito alla Cgil: «Il sindacato deve avere il coraggio di cambiare. E deve smetterla di mettersi sempre al carro degli altri, del governo o della Confindustria; di non avere proposte e poi lacerarsi al suo interno. Questo è un atteggiamento miope. Non ci si può chiamare riformisti e poi scappare ogni volta che c'è un problema». Il che vuol dire che il riformismo vale in politica come nel sindacato. Tant'è che Forza Italia ha colto subito al balzo questa volontà di cambiamento nelle relazioni sindacali espressa dalla Cisl. Il coordinatore nazionale di via dell'Umiltà Sandro Bondi, ha lanciato subito un ponte verso via Po. «Ha ragione Savino Pezzotta a dire che con l'accordo raggiunto per il contratto degli statali è passata la linea di un sindacato riformista. E penso che la maggioranza di governo, soprattutto nella prospettiva del nuovo partito moderato, senza escludere un partito come la Margherita, dovrebbe prendere sul serio la proposta di Pezzotta di un patto che rilanci la concertazione come politica e non solo come metodo». La partita del nuovo partito unitario

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