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Giornalisti, artisti e scrittori, i «duri» che combattono la legge 40

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Sì perchè se per Ferrara e i suoi «atei devoti» il problema è cercare di «arruolare» quanti più laici possibile, per il fronte del sì la questione è esattamente ribaltata: occorreva che un «cattolico» scendesse in campo. Non uno qualunque, ma uno di quelli che aveva sempre militato convintamente sull'altra sponda. Così i tre sì e un no del Presidente di An sono piovuti come manna dal cielo. Troppo scontati i quattro sì di Stefania Prestigiacomo, persino banali quelli del liberale Antonio Martino, Fini ha dato quel «di più» che mancava. Ciò nonostante la caccia al «laico arrabbiato» che non accetta di sottostare alle indicazioni della Chiesa, non s'è affatto fermata. Così, quando meno te lo aspetti, ecco arrivare il presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagebelsky che, con un editoriale al vetriolo sulla prima pagina di Repubblica ha addirittura scomodato John Locke e la sua Epistola sulla tolleranza del 1689 che «negava ai cattolici romani il diritto alla tolleranza per la loro non integrabilità in un comune vivere civile "perché debitori di cieca obbedienza ad un Papa infallibile che porta legata alla cintura le chiavi della loro coscienza"». Ma, in questi mesi, accanto a Daniele Capezzone, Emma Bonino e Marco Pannella, oltre a Monica Bellucci e Sabrina Ferilli, si sono schierati numerosi personalità dello spettacolo e della cultura italiana. Al digiuno organizzato contro la mancata informazione sul referendum, ad esempio, hanno aderito anche la scrittrice Dacia Maraini e l'attrice Piera degli Esposti. Anche il creatore del commissario Montalbano, lo scrittore Andrea Camilleri, voterà 4 sì assieme al premio Nobel Dario Fo e a sua moglie Franca Rame. «Gran maestro» del movimento referendario è sicuramente il filosofo Emanuele Severino che, più di ogni altro, ha cercato di smuovere le coscienze degli italiani perchè il 12 giugno si rechino alle urne. Quanto poi ai giornali di riferimento. Se sul versante opposto Foglio e Avvenire cercano di «tenere botta» le due corazzate del giornalismo italiano sono da tempo schierate a favore del sì. Ma più che Repubblica è Paolo Mieli con il suo Corriere della Sera a tenere alta la bandiera. Non è un caso che Giuliano Amato, che nel dibattito sulla legge 40 può essere a ragione contrapposto a Marcello Pera, abbia spesso preferito il quotidiano di via Solferino per rilanciare le sue ragioni. N.I.

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